martedì 31 ottobre 2023
Ricerca per la rivista "The Lancet Regional Health – Europe", a firma di esperte della Cattolica. Situazione ancora peggiore in Italia: poche arrivano in fondo, pochissime nelle figure apicali
La professoressa Stefania Boccia, una delle curatrici dell'inchiesta sulla ricerca al femminile in Europa, a cura della Cattolica

La professoressa Stefania Boccia, una delle curatrici dell'inchiesta sulla ricerca al femminile in Europa, a cura della Cattolica - foto università Cattolica

COMMENTA E CONDIVIDI

Le donne rappresentano circa la metà dei laureati e dei dottorati in Europa, ma abbandonano progressivamente la carriera accademica, arrivando a costituire appena il 33% della forza lavoro nel mondo della ricerca, e solo il 26% dei professori ordinari, direttori di dipartimento o di centri di ricerca. La situazione peggiora ulteriormente nelle facoltà scientifiche (cosiddette STEM – Science, Technology, Engineering, Mathematics). Se per le discipline umanistiche le donne occupano più del 30% delle posizioni apicali della carriera accademica, il dato scende al 22% per le scienze naturali e al 17,9% per l'ingegneria e la tecnologia. E l’Italia si mostra essere ancora indietro sulla parità di genere nel mondo della ricerca, posizionandosi terzultima in Europa, con solo il 17% di donne occupanti i ruoli più alti nella ricerca.

Sono alcuni dei dati che emergono da uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet Regional Health – Europe, a firma della professoressa Stefania Boccia, Ordinario di Igiene generale e applicata alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, campus di Roma e Vice Direttrice Scientifica della Fondazione Policlinico Universitario "Agostino Gemelli” IRCCS, della dottoressa Sara Farina, medico in formazione specialistica presso la Sezione di Igiene della Facoltà di Medicina e chirurgia, e della professoressa Raffaella Iafrate, Ordinario di Psicologia Sociale alla Facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica, campus di Milano, e Pro-Rettrice Delegata del Rettore alle Pari Opportunità.

Le barriere che ostacolano le donne nel mondo della ricerca sono svariate, a cominciare dal peso dei pregiudizi, ai quali si aggiungono difficoltà legate al mancato riconoscimento del lavoro femminile, come testimoniano il persistente divario salariale tra uomini e donne, soprattutto nel contesto privato, la presenza di solo il 29,8% di nomi femminili tra gli autori di articoli scientifici e la mancanza di programmi di mentorship dedicati alle donne, e la conclamata difficoltà a ricoprire ruoli di leadership. Ma l’ostacolo più difficile da abbattere resta la conciliazione famiglia-lavoro, come accade pure in altre professioni e che impatta in maniera sproporzionata sulle donne, soprattutto dopo la maternità. “Questo comporta una perdita di talenti nel mondo accademico, ma anche una perdita del punto di vista femminile che potrebbe aggiungere idee, innovazione e creatività preziose nei team di ricerca. Inoltre, la scarsità di modelli e mentori femminili di successo in posizioni di rilievo ha un impatto negativo anche sulla fiducia e sull'ambizione delle donne nel perseguire una carriera accademica”, spiega la professoressa Boccia.

Con l’obiettivo di creare un ambiente accademico equo e inclusivo, il programma Horizon Europe dell’Unione Europea ha stabilito un piano di gender equality, in cui l’uguaglianza di genere rappresenti un pilastro fondamentale nel mondo della ricerca. In linea con questa iniziativa, anche molte università europee si stanno allineando con la realizzazione di piani di ateneo. In particolare – sottolinea la professoressa e Pro-Rettrice Iafrate - in Università Cattolica è stato avviato un processo di razionalizzazione e ottimizzazione delle azioni in ambito Pari Opportunità, attraverso la creazione di una Task Force di tutte le componenti accademiche, amministrative e studentesche, che a diverso titolo sono coinvolte sul tema delle Pari Opportunità. Sono attivi, infatti, il il GEP Team e la GEP Unit, il tavolo 7 del Piano strategico d’Ateneo dedicato alle PO e il Comitato Pari Opportunità (CPO). In particolare il Gender Equality Plan (GEP) è un documento finalizzato alla realizzazione di azioni e progetti che favoriscano la riduzione delle asimmetrie di genere su 5 aree di intervento: 1) conciliazione lavoro-famiglia; 2) equità di genere nelle posizioni di leadership e decisionali; 3) equità di genere nel reclutamento e nella progressione di carriera; 4) integrazione della dimensione di genere nelle tematiche di ricerca e insegnamento e 5) prevenzione delle discriminazioni di genere. Mentre il tavolo 7 del Piano strategico d’Ateneo prevede una serie di azioni volte riconoscimento della pari dignità della persona in termini di genere, equità generazionale, parità in condizioni di diverse abilità, sostegno alla famiglia e alla genitorialità, diffusione di una cultura della parità nel riconoscimento delle differenze. Il Comitato Pari Opportunità promuove anche eventi culturali, supervisiona la stesura delle linee guida per la tutela del Diritto allo studio e per il sostegno alla genitorialità, favorisce i contatti interuniversitari e con associazioni impegate sulla pari opportunità, e partecipa a eventi e realtà nazionali e internazionali che favoriscano la sensibilizzazione e la formazione sul tema.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI