venerdì 20 giugno 2014
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​Le parole sono un pugno nello stomaco: «Sono da 2 mesi in carcere. È molto dura, e sono di nuovo solo. Il mio amico Ibrahim non so che fine ha fatto. Quando il trafficante ci ha consegnato alla polizia c’è stato il caos. Spero tanto che sia riuscito a fuggire. Ma perché non mi scrive? Mi manca tanto Ibrahim, pubblico la sua foto. Spero di raccontarvi presto, adesso devo restituire il cellulare». Bereket ha 15 anni, ma non esiste nella realtà. Il suo racconto è un mosaico di testimonianze autentiche dai vari inferni che un minore eritreo deve attraversare prima di arrivare in Europa, la terra dove spera di realizzare i propri sogni. Save the children ha inventato per la giornata mondiale del rifugiato di oggi un "fake" su Facebook, come si chiamano in gergo i personaggi fasulli sui social media. Lo ha fatto per sensibilizzare i giovani sui drammi che accadono sull’altra sponda del Mediterraneo. Bereket sulla pagina si presenta così: «Ho 15 anni, in viaggio da due verso Amburgo. Sono scappato dall’Eritrea per non essere un soldato a vita». Il suo viaggio segue tappe che abbiamo più volte descritto su "Avvenire" in anni di inchieste sui traffici di esseri umani dal Corno d’Africa verso il Sudan, il Sinai o il Sahara e la Libia. Il "fake" descrive le sofferenze patite da migliaia di under 18 che si mettono in cammino per sfuggire alla repressione e alla miseria, la crudeltà dei trafficanti, gli abusi che vengono inflitti a donne e bambini in un mondo dove l’unica legge è quella del denaro. In questo momento Bereket posta i suoi messaggi da un carcere libico, ma vuole riuscire ad arrivare ad Amburgo, in Germania, da suo zio. Chi vuole seguirlo lo trova qui: www.facebook.com/ilviaggiodibereket.
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