martedì 21 giugno 2011
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In futuro basterà premere un interruttore per addormentarsi. Un sogno per gli insonni, che però presto potrebbe diventare realtà grazie al lavoro di alcuni ricercatori italiani guidati dal professor Luigi De Gennaro, docente di psicologia alla Sapienza di Roma, e da Paolo Maria Rossini, docente di neurologia all’Università Cattolica. Da qualche tempo i luminari hanno sottoposto un gruppo di giovani volontari al test del sonno indotto. Le "cavie" più pigre del mondo si lasciano applicare sulle loro teste delle placche collegate a una batteria, da cui partono scariche elettriche a bassissimo potenziale che rilassano il cervello. Risultato, i volontari scivolano nelle braccia di Morfeo in men che non si dica. Una sorta di elettroshock al contario, una vera e propria “macchina del sonno” che promette notti tranquille a chi solitamente si rivolta nel letto prima di riuscire ad addormentarsi.La sperimentazione, i cui risultati preliminari saranno presentati durante il XIV congresso della Società europea di neurofisiologia clinica in programma a Roma fino al 25 giugno, ha due obiettivi: mettere a punto un metodo “soft” contro l’insonnia e al tempo stesso studiare in diretta le fasi del sonno, per monitorare i tempi di addormentamento e la qualità stessa del riposo notturno. La tecnica ha un nome non troppo rassicurante, “elettronarcosi”, ma potrebbe rivelarsi come il miglior antidoto contro le notti bianche di cui è vittima il 20% degli italiani. Chi non riesce a chiudere occhio e le ha provate tutte senza esito, dai sonniferi alle tisane rilassanti, potrà finalmente iniziare a coltivare una buona speranza: una piccola scossettina e via, buonanotte a tutti. Prima bisognerà aspettare la conclusione della ricerca, ma le premesse fanno ben sperare. La conta delle pecore ha ormai le notti contate.
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