sabato 24 luglio 2021
L’ammiraglio Nicola Carlone, ieri ha ricevuto il testimone dall’ammiraglio Giovanni Pettorino. Un lavoro importante, difficile e faticoso, troppo spesso frenato dalla politica.
Un intervento di soccorso della Guardia costiera

Un intervento di soccorso della Guardia costiera - Ansa

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«Nel solco della nostra tradizione e nel pieno rispetto dei trattati internazionali». Le prime parole da nuovo comandante della Guardia Costiera non sono scontate. L’ammiraglio Nicola Carlone, che ieri ha ricevuto il testimone dall’ammiraglio Giovanni Pettorino, si è presentato davanti al governo ricordando che il soccorso in mare è un «pilastro stabile»: salvare vite «non è dunque in discussione e non lo sarà mai».

L’ammiraglio Nicola Carlone, nuovo comandante della Guardia costiera

L’ammiraglio Nicola Carlone, nuovo comandante della Guardia costiera - Ansa

Davanti ai ministri della Difesa e delle Infrastrutture, Lorenzo Guerini e Enrico Giovannini, il nuovo comandante ha voluto essere chiaro. «Ci attende un futuro di impegni e sacrifici – ha sottolineato Carlone – ma anche un futuro di opportunità per un’organizzazione efficiente e coesa, che è cresciuta anche negli organici, cosa che non accadeva da 30 anni», con l’immissione in servizio di 750 nuove unità. Ma di soccorso in mare ha parlato anche Pettorino, che lascia l’incarico per raggiunti limiti di età, e che nel frattempo è stato nominato dal governo Commissario straordinario per l’autorità di sistema portuale del mar Adriatico centrale.


L’ammiraglio Carlone: il futuro sarà «nel solco della nostra tradizione e nel pieno rispetto dei trattati internazionali»

Proprio Pettorino, lasciando l’incarico, ha voluto ribadire che «la nostra missione principale è la salvaguardia della vita in mare, sempre e comunque – ha detto –. In questi anni ci siamo assunti carichi di lavoro e responsabilità enormi, sono 900mila le persone che hanno attraversato il Mediterraneo negli ultimi 10 anni e noi stiamo facendo, da tempo, ogni sforzo di professionalità e umanità». Un impegno che «non è mai venuto meno neanche quando eravamo gli unici a coordinare i soccorsi in un’area che era il doppio di quella attuale». Ma la questione dei flussi migratori, ha concluso, «deve trovare soluzioni sulla terra e non in mare. Ogni volta che un barcone lascia le coste del nord Africa stracolmo di persone è una sconfitta di tutti. E nessuno può pensare che la soluzione sia solo il soccorso».

Un rimprovero, questo, rivolto a chi dovrebbe occuparsi sul serio del rispetto dei diritti umani a terra, e invece in questi anni è stato sorpreso più volte a negoziare con i clan libici.

Rientro al porto con diversi migranti soccorsi in mare

Rientro al porto con diversi migranti soccorsi in mare - Ansa

Raramente negli ultimi due anni la Guardia costiera italiana è stata incoraggiata a uscire dalle 24 miglia entro cui rientra l’area di ricerca e soccorso a Sud di Lampedusa. Lo stesso comando delle operazioni di soccorso di Roma molto spesso ha fatto da tramite, se non da coordinamento, con la cosiddetta Guardia costiera libica, come dimostrato anche dalle numerose registrazioni audio pubblicate da Avvenire. Una scelta che non è dipesa dagli uomini in divisa. Proprio Pettorino ha dovuto gestire le forti pressioni della politica, a tal punto di dover rompere con il protocollo, nel 2018, per esprimere una sorta di "signornò" al governo "Conte I".

Il comandante uscente, l'ammiraglio Giovanni Pettorino

Il comandante uscente, l'ammiraglio Giovanni Pettorino - Ansa

In occasione della festa della Guardia costiera, l’ammiraglio abbandonò la lettura del testo preventivamente consegnato alle autorità, per rievocare il comandante siciliano Salvatore Todaro, che durante la Seconda guerra mondiale affondò una nave nemica per poi salvarne l’equipaggio. Todaro, come ricordò Pettorino, venne «violentemente apostrofato» dall’ammiraglio alleato tedesco Karl Donitz, che irrise l’ufficiale italiano definendolo «don Chisciotte del mare» e minacciandolo di gravi punizioni per avere tratto in salvo i nemici: «Noi siamo marinai – rispose Todaro –, marinai italiani, abbiamo duemila anni di civiltà, e noi queste cose le facciamo». Da quel giorno la Guardia costiera è stata una "sorvegliata speciale" della politica, che non ha perso occasione per tentare di ridimensionare il ruolo operativo nel Canale di Sicilia.

Ora toccherà a Carlone misurarsi con un clima non sempre favorevole. Nato nel 1960 a Minervino Murge, in Puglia, Carlone nel 1978 è stato ammesso all’Accademia Navale di Livorno. Un profilo, il suo, di militare pronto al combattimento ma con la vocazione per le operazioni di soccorso. Dopo avere conseguito anche la laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche (Università di Trieste), diversi Master e l’abilitazione ai servizi del tiro, si è specializzato in Diritto Internazionale Marittimo. Per circa otto anni è stato imbarcato a bordo di unità della Marina militare, dove ha guidato diverse operazioni nel Mediterraneo Orientale e nel Golfo Persico quale responsabile dei sistemi di armi e missili. Nel 1990 per sua scelta è transitato nel Corpo delle Capitanerie di Porto, lasciando che i giubbetti di salvataggio prendessero il posto dei cannoni.

La Guardia costiera è costantemente in prima linea

La Guardia costiera è costantemente in prima linea - Ansa



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