mercoledì 26 febbraio 2014
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Il Pubblico deve sapere parlare a tutti. E non deve escludere nessuno nella sua comunicazione. Ne consegue che i siti internet del settore pubblico devono essere accessibili in modo semplice e tenere conto dei cittadini svantaggiati. È quanto prevede una proposta di legge adottata dall'Europarlamento, secondo cui ci sono 167 milioni di cittadini europei che hanno difficoltà a usare servizi pubblici forniti online, come per esempio la compilazione della dichiarazione dei redditi, l'iscrizione dei bambini a scuola o la richiesta del sussidio di disoccupazione. In Europa ci sono oltre 761mila siti web legati al settore pubblico, ma solo un terzo rispondono agli standard internazionali di accessibilità per tutti, come la possibilità di ingrandire testo e immagini, video con il linguaggio dei segni o la navigazione tramite tastiera. Gli eurodeputati sono andati oltre la proposta della Commissione Ue, che prevedeva l'accessibilità per 12 categorie di siti pubblici, chiedendo invece che le nuove regole siano obbligatorie anche per quei siti gestiti da privati ma che offrono un servizio pubblico, come per esempio le società fornitrici di gas, elettricità, acqua, trasporti pubblici, prestazioni sanitarie o assistenza ai bambini. Le microimprese fino a 12 dipendenti, però, potrebbero esserne esentate a scelta del singolo stato membro. I paesi avranno un anno di tempo per adeguarsi alle nuove norme per quanto riguarda i nuovi contenuti messi online e tre anni per adattare quelli già in rete, e altri due anni per mettere "a norma" i contenuti audio live. La proposta legislativa è stata adottata con 593 voti favorevoli, 40 contrari e 13 astensioni. Ora la palla passa al Consiglio Ue, che può accettare la posizione dell'Europarlamento o adottare la sua, che dovrà poi essere negoziata con Strasburgo.
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