sabato 22 giugno 2013
Più di 100mila a Roma con Cgil, Cisl e Uil, insieme dopo 10 anni, tra rabbia e speranza, per rivendicare che lavoro e occupazione tornino a essere il centro dei pensieri e delle azioni di governo perché "senza lavoro non c'è democrazia".
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Cgil, Cisl e Uil insieme in piazza, a Roma, tra rabbia e speranza, per rivendicare che lavoro e occupazione tornino a essere il centro dei pensieri e delle azioni di governo perché "senza lavoro non c'è democrazia". Un lungo serpentone di operai, impiegati, studenti, pensionati ed esodati, casalinghe, giovani e meno giovani, rumoroso e colorato, molto più dei 100 mila annunciati alla vigilia, ha invaso pacificamente la città.
"Il tempo delle promesse e degli annunci è finito. Serve coraggio, servono scelte vere e un cambio di passo, risposte rapide e servono ora", dicono e ripetono, a una sola voce, sotto e sopra il palco, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti guardando a un non più rinviabile taglio delle tasse per lavoratori e pensionati e a interventi per un'occupazione che si possa dire stabile. Un messaggio e insieme un ammonimento, che i tre girano al governo Letta prima che siano "i lavoratori in cassa integrazione a staccare la spina a questo esecutivo". I provvedimenti con cui il governo mercoledì si appresta a intervenire sul lavoro, infatti, non sono sufficienti, per Cgil, Cisl e Uil, a ribaltare la situazione; anzi, appaiono piuttosto come dei pagliativi, provvedimenti inefficaci e inutili.
"Serve un cambio di passo perché quanto fatto in questi mesi sul lavoro non ci accontenta. Il Paese ha bisogno di risposte rapide, di coraggio per decidere ora, non fra qualche mese, per far ripartire i consumi e la produzione", chiede Camusso che elenca le condizioni per una vera ripartenza, "restituzione fiscale a lavoratori dipendenti e pensionati, reddito equo e lavoro". Principi che mancano nel piano che il governo sta predisponendo: "sono continui annunci che non si traducono in un vero cambiamento del paese", che non vanno bene perchè "non si traducono in una scelta che dia il senso del cambiamento e di contrasto alla crisi", critica ancora. Non un lavoro "purché sia", dunque, ma un lavoro, certo e stabile. "Altrimenti si continua a perdere tempo e ad aggravare la recessione", aggiunge chiedendo l'attuazione rapida dei decreti sulla cassa integrazione in deroga. Perchè, dice, "non è non firmando i provvedimenti di attuazione o non liberando risorse che la crisi d'incanto scompare". Così come non è "rinviando a settembre la questione esodati", che si risolve il problema. E i sindacati sono pronti a fare la loro parte per "salvare il Paese", anzi, "ci abbiamo messo la faccia", dice ricordando l'accordo sulla rappresentanza "perchè non ci nascondiamo dietro al fatto che le cose non si possano fare". Ma, chiede, "bisogna avere il coraggio di trovare le soluzioni".
Un coraggio che sembra invece mancare anche a Confindustria quando, denuncia ancora Camusso, con il suo silenzio consente a una azienda che fa utili, come la Indesit, di licenziare lavoratori e chiudere stabilimenti. "E su quella barca, mi dispiace, ma non siamo insieme, perché da quella barca si buttano a mare i lavoratori", attacca chiedendo a viale dell'Astronomia: "perchè non alza la voce e chiede ad Indesit di ritirare il piano di licenziamenti?". Anche la Uil usa parole dure contro il governo e contro quegli imprenditori 'patrioti' a parole. "Il paese rischia di tornare indietro di 50 anni, di tornare un paese di emigranti senza futuro, senza lavoro. Ed è vero che siamo sulla stessa barca ma non sulla stessa barca di quelli che si mettono la mano sul cuore e portano i capitali all'estero", scandisce il leader Luigi Angeletti che accusa ancora: "Il Paese e ridotto ad un vero e proprio deserto di posti di lavoro e le colpe sono delle scelte sbagliate fatte, non della crisi ma dell'incapacità politica di fare delle scelte. E invece si è preferito tirare a campare".
Per la Uil, infatti, "non basta un decretino per l'occupazione giovanile o una semplice aggiustatina alla riforma del mercato del lavoro: ma servono interventi che rendano contratti a tempo indeterminato meno costosi di quelli flessibili", elenca. E invece le misure del governo sul lavoro, "solo solo l'ennesimo tentativo di fugadai problemi veri senza uno straccio di efficacia'. Quello che serve, in una parola, come sintetizza per tutti il leader Cisl, Raffaele Bonanni, è una "scossa". Il governo, chiede, "la smetta di cincischiare, di perdere tempo. Letta abbia il coraggio nel fare una cosa nuova: nel fare una proposta complessiva coraggiosa che ribalti la situazione che abbiamo davanti". Una proposta che parte, per Bonanni, da un taglio "forte" delle tasse sul lavoratori, pensionati e imprese che investono. "Il governo deve rompere il presepe che la classe politica vuole mantenere in piedi con sprechi enormi e ridurre le tasse con cui essere in grado di aumentare l'occupazione" aggiunge sollecitando ancora: "Basta con i bizantinismi. Metta questi obiettivi davanti e si raccordi con lavoratori e imprese per una proposta coraggiosa, complessiva e nuova".
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