domenica 10 maggio 2020
Con i piccoli orfani nel cuore, aveva scelto di lavorare in Africa
Silvia Romano cooperante in Africa

Silvia Romano cooperante in Africa - Ansa/Facebook

COMMENTA E CONDIVIDI

Silvia Romano era partita da Milano nel settembre 2018 per la «sua» Africa. La cooperante, che ha compiuto 24 anni mentre era ostaggio in Somalia, è stata rapita due mesi dopo, il 20 novembre del 2018, da una milizia armata di fucili e machete a Chakama, località costiera nel sud-est del Kenya, a 80 chilometri da Malindi. In seguito erano stati arrestati sempre in Kenya tre dei suoi sequestratori. Stava lavorando a un progetto educativo per l’infanzia con l’organizzazione non governativa Africa Milele, piccola onlus di Fano, nelle Marche, in una zona dove in precedenza erano stati denunciati attacchi contro stranieri. L’associazione fanese è stata creata nel settembre 2012 da due coniugi che avevano trascorso nella zona il viaggio di nozze e si occupa di progetti di sostegno all’infanzia. Africa Milele in lingua swahili significa «Africa per Sempre» e Silvia si occupava di bambini orfani di entrambi i genitori con attività in strada. Aveva creato nel villaggio una «Ludoteca nella Savana» in attesa che venisse finanziato il progetto cui stava lavorando la sua Ong con raccolte fondi, creare un orfanotrofio in muratura per dare un’istruzione agli orfani.

A Milano Silvia si è laureata nel febbraio 2018 in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani nei Paesi di origine. Non era quindi una sprovveduta, sapeva a quali rischi poteva andare incontro. È anche appassionata di fitness. Aveva lavorato in due palestre e organizzato campi estivi. I colleghi la ricordano come una ragazza che «ama i bambini, la ginnastica, portata ad aiutare la gente». La giovane era alla sua seconda missione in Africa. In precedenza aveva lavorato come volontaria sempre in Kenya con Orphan’s dream. Dopo la laurea aveva scelto di ripartire per l’Africa orientale. Ne era entusiasta. Ad agosto scriveva sul suo profilo Facebook: «Si sopravvive di ciò che si riceve ma si vive di ciò che si dona», allegando una foto con alcuni bimbi kenyani. Cosa significasse davvero la sua presenza per gli abitanti di Chakama lo ha descritto in un reportage Angelo Ferrari, collega africanista che ha sempre tenuto viva la memoria di questa vicenda scrivendo il libro Silvia. Diario di un rapimento: «Le attività di Silvia si sono interrotte con la sua scomparsa. A fianco della vecchia guest house dove aveva una specie di ufficio, sembra esserci il pozzo del villaggio. Davanti, infatti, tanti bidoncini di plastica gialla. Dentro Albert Charo, il capo villaggio, che ci dice che ora tutto è fermo. Di aiuti non ne arrivano più. Quasi il tempo si fosse fermato a quel 20 novembre 2018».

Ora il tempo ha ripreso a scorrere anche al Casoretto, dove dai balconi i vicini hanno intonato canti di gioia. Oggi alle 14, quando Silvia Romano atterrerà a Ciampino, la rete People, di cui le Acli milanesi fanno parte, invita Milano e tutta Italia a un flash mob dedicandole un applauso di benvenuto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI