giovedì 16 giugno 2022
Il pastore a Mascalucia, teatro del delitto: «Adesso va fermato ogni sentimento di violenza: la vendetta non può riportarla in vita»
Investigatori e carabinieri dei Ris sul luogo del ritrovamento del corpo della piccola Maria Elena a Mascalucia, Catania

Investigatori e carabinieri dei Ris sul luogo del ritrovamento del corpo della piccola Maria Elena a Mascalucia, Catania - Ansa

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«Non è un giorno di festa per la nostra città, ma ugualmente ci sentiamo famiglia. Davanti alla morte della piccola Maria Elena si è arrestato il desiderio di fare festa per San Vito, dopo due anni di pandemia, perché sappiamo che al Signore è più gradito un atto di solidarietà e di carità, che un giorno di festa. Le nostre parole sono vuote ed incoerenti, le nostre feste non piacciono al Signore se non sono animate dalla misericordia, perché il Dio in cui crediamo è ricco di amore e misericordia verso tutti». Così si è rivolto alla comunità l’arcivescovo di Catania, Luigi Renna, all’inizio della sua omelia ieri sera a Mascalucia, cittadina ai piedi dell’Etna, che da lunedì è stata al centro della cronaca nazionale, prima per il fantomatico rapimento della piccola Maria Elena Del Pozzo e poi per la triste scoperta della morte per mano della madre, Martina Patti di 23 anni.

La donna, dopo una notte in commissariato, ha confessato l’infanticidio, conducendo gli inquirenti nel luogo vicino casa, in cui aveva tentato di nascondere il corpo chiuso in diversi sacchi neri. Ora è accusata di omicidio pluriaggravato e di occultamento di cadavere.

«In un primo momento era fredda e distaccata – ha spiegato ieri il capitano dei carabinieri Salvatore Mancuso, del comando provinciale di Catania – poi ha avuto un cedimento e ha pianto». Restano alcuni punti da chiarire, dal luogo del delitto all’eventuale responsabilità di altre persone nell’omicidio o nell’occultamento del cadavere. «Abbiamo fatto verifiche su tutti i familiari stretti, ma al momento non si sono evidenziate anomalie» ha sottolineato Mancuso.

Oggi è prevista l’udienza di convalida del fermo da parte del gip, con la difesa che si è detta pronta a chiedere una perizia psichiatrica per la mamma. Intanto fiori e biglietti sono stati lasciati accanto alla buca dove è stato trovato il corpicino di Maria Elena. In uno vi si legge, tra l’altro: «Non so perché la tua mamma ha deciso di farti questo. Non si può perdonare ma si può cercare di capire che malgrado tutto sei stata amata».

L’arcivescovo Renna, ieri sera, ha ricordato le «circostanze raccapriccianti» in cui è avvenuto l’omicidio. «Non vogliamo lasciare nessuno solo, nella famiglia che piange Maria Elena e sta vivendo momenti tragici. Crediamo che questa celebrazione e il nostro riunirci in preghiera possano fermare ogni sentimento di violenza che può affacciarsi al cuore umano e temperare allo stesso tempo il dolore.

La morte di Maria Elena ci interroga e ci fa chiedere dove era il Signore in quel momento. Noi rispondiamo "era con Maria Elena e soffriva con lei"». Il pastore della diocesi di Catania ha anche aggiunto: «Ci permettiamo solo di aggiungere al silenzio un invito, quello ad usare misericordia. La vendetta non può riportare in vita la piccola Maria Elena; i sentimenti, pur comprensibili, di rabbia e di astio, non daranno pace a nessuno». Questa morte interroga la comunità cristiana e civile. «Chi li tutela oggi i bambini?» si sono chiesti i deputati del Pd, Paolo Siani, vicepresidente della commissione Infanzia, e Paolo Lattanzio, capogruppo Pd della commissione.

«È evidente che quella mamma, che ha partorito quando era ancora un’adolescente, con un compagno un po’ più piccolo di lei, aveva bisogno di essere sostenuta e aiutata sin dalla nascita di Elena. È evidente che, dopo la separazione dal compagno, avrebbe avuto bisogno di un aiuto dalla sua comunità. E se poi picchia la bambina al punto da procurarle una frattura alla gamba, vuol dire che ci sono tutti i segni di allarme che avrebbero dovuto far scattare una rete di aiuto e di sostegno. E invece lo Stato arriva sempre dopo».

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