venerdì 20 febbraio 2009
Via libera al provvedimento «anti-stupri», che contiene una serie di misure per migliorare il dispositivo di prevenzione e di contrasto dopo la serie di violenze verificatasi nelle ultime settimane. Il decreto votato all'unanimità. Tra le misure principali il divieto degli arresti domiciliari per gli aggressori e le ronde, anche se riconosciute prioritariamente quelle formate da ex agenti della Polizia e carabinieri.
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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge che contiene "Misure urgenti in materia di pubblica sicurezza e di contrasto alla violenza sessuale". Il provvedimento contiene una serie di misure per migliorare il dispositivo di prevenzione e di contrasto dopo la serie di violenze sessuali verificatasi nelle ultime settimane.Sì alle ronde, ma con ex agenti di Polizia e carabinieri. Il decreto, approvato all'unanimità, anticipa alcune delle misure in tema di sicurezza al vaglio della Camera. Secondo quanto riferito dal ministro della Difesa Ignazio La Russa nel provvedimento "ci sono le ronde, anche se vengono riconosciute prioritariamente quelle formate da associazioni di ex carabinieri, appartenenti alla Polizia di Stato, alle forze armate o ad altri corpi dello Stato". Il decreto è stato approvato con delle lievi modifiche rispetto alle anticipazioni e fra le misure principali contiene il divieto degli arresti domiciliari per chi è accusato di violenza sessuale.Maroni: «Nessun veto da Napolitano». Non c'è stato "nessun veto" da parte di Napolitano sul testo per un inasprimento di pena per i reati di violenza sessuale. Lo ha spiegato il ministro dell'Interno Roberto Maroni, in conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. Il ministro ha detto di esser rimasto "sorpreso quando ho letto di un presunto contrasto col Quirinale. Vi posso dire che ieri l'ho incontrato per presentargli il testo" e il suo contenuto. E che questo era "concordato". "Quello che tutti vogliamo evitare - ha concluso Maroni - sono le ronde fai da te". La conferma del Quirinale: «Sul decreto decide il governo». "È opportuno - si legge nella nota del Quirinale - puntualizzare il carattere della consultazione informale intervenuta, secondo una prassi consolidata, tra il Governo e la Presidenza della Repubblica in ordine allo schema di decreto-legge in materia di sicurezza pubblica, poi approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione odierna.  Quando si ipotizzi, da parte del Governo, il ricorso a un decreto-legge, la Presidenza della Repubblica concorre, in uno spirito di leale collaborazione istituzionale, a verificarne i profili di costituzionalità, oltre che la coerenza e correttezza legislativa nel rapporto con l'attività parlamentare". "Resta naturalmente - conclude la nota - l'autonoma ed esclusiva responsabilità del Governo per le scelte di indirizzo e di contenuto del provvedimento d'urgenza da sottoporre per l'emanazione al Presidente della Repubblica.  Le reazioni. L'istituzione delle ronde di volontari a tutela della sicurezza nelle città "rappresenta - per il segretario del pontificio consiglio dei Migranti, mons. Agostino Marchetto - una abdicazione dello Stato di diritto". Quella dei volontari civili "non è la strada da percorrere", ha detto il rappresentante vaticano, in una dichiarazione rilasciata alle agenzie. Più morbida la Caritas: "Si fa fatica a immaginare che uno strumento extra-istituzionale come le ronde possa rappresentare una soluzione e soprattutto un fatto positivo per la cultura di legalità nel Paese". Francesco Marsico vice-direttore di Caritas italiana, commenta con queste parole l'approvazione del decreto anti stupri del governo che prevede, tra l'altro, l'istituzione delle ronde. "Le limitazioni - spiega Marsico, interpellato dal Servizio di Informazione Religiosa della Cei - vanno bene, ma dobbiamo chiederci se la sicurezza non sia da raggiungere con politiche più complessive, sociali, urbanistiche, di prevenzione, piuttosto che con soluzioni-tampone ed extra-istituzionali". L'importante, aggiunge, "è che ora i prefetti esercitino quel potere di vigilanza che è stato loro riconosciuto, evitando che a questa funzione di supporto delle forze dell'ordine se ne aggiungano altre". La presenza di ex agenti di pubblica sicurezza nelle ronde, potrebbe, secondo l'auspicio del vicedirettore della Caritas, "garantire maggiormente il rispetto della legalità da parte dei soggetti coinvolti" ma, in ogni caso, "ricordiamo che in un quartiere degradato e periferico il problema non è mettere una ronda, ma sviluppare politiche di coesione sociale. Promuovendo coesione si riduce la paura e l'insicurezza. Sono politiche certamente più lunghe, che fanno meno rumore, però di sicuro sono le più efficaci nel medio periodo".
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