"Allora può capitare di tutto". Così Umberto Bossi ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano cosa succederà se Silvio Berlusconi non cambia la sua posizione sulla Libia. "Può capitare di tutto", hainsistito il leader leghista, ieri in tarda serata, dopo che, in un comizio a Domodossola, aveva chiarito che la Lega "non farà cadere il governo per la Libia". Bossi ha poi ribadito la contrarietà del suo partito alla partecipazione italiana ai raid. "Noi - ha garantito - non facciamo un passo indietro".
IL COLLE: RESPONSABILITA' DA TUTTIIl voto del Parlamento, se voto ci sarà, sia coerente con quello del 24 marzo. È l’appello di Giorgio Napolitano, che è anche un poderoso sostegno a Silvio Berlusconi (che vede per circa un’ora in serata) in difficoltà nella sua maggioranza, per le esplicite posizioni della Lega e per i più sfumati distinguo nel suo stesso partito. Il Quirinale scende ancora in campo sulla crisi libica spendendo al massimo la sua moral suasion verso tutte le forze politiche. A più riprese contatta esponenti del Pd, chiedendo di non mescolare obiettivi, pur comprensibili, di campagna elettorale, con una questione che mette in gioco l’immagine del Paese e l’adesione ai principi fondanti della comunità internazionale.Prende atto della divaricazione con la Lega: «Ma ho parlato con Bossi e mi ha detto che una soluzione si troverà», confida a Berlusconi. Napolitano è rassegnato, quindi, all’idea che un voto ci sarà, se ora è la stessa Lega a chiederlo. Anche se, in realtà, non l’avrebbe ritenuto necessario, valutando questa nuova 'flessibilità operativa' che il governo italiano ha accordato in piena coerenza con l’adesione alla risoluzione Onu già ratificata dal Parlamento. Sente anche Gianfranco Fini, il Presidente. E, nel pomeriggio, Pier Ferdinando Casini, che non rinunciano a presentare una loro mozione come Nuovo Polo, e questo è il segnale che anche il Presidente della Camera - nonostante la prudenza ufficiale con i capigruppo - ritiene ormai che un voto dovrà esserci. E ci sarà il 3 maggio, al termine del dibattito già fissato alla Camera, al quale potrebbe far seguito analoga discussione a palazzo Madama. In questo quadro si colloca l’ora e passa di discussione con Berlusconi, accompagnato come sempre da Gianni Letta. Un colloquio nel quale Napolitano ha preso atto, con una certa delusione, dello sfilamento della Lega, ma sia il Capo dello Stato sia il premier hanno rimarcato come non manchino precedenti del genere e dunque ora il supremo interesse è quello di contenere l’episodio senza farlo deflagrare, utilizzando anche il gioco incrociato delle mozioni, con un voto di astensione del Carroccio o un’astensione dal voto. Napolitano ha dato atto quindi a Berlusconi che la sua scelta, esplicitata nel colloquio telefonico con Obama, e poi nel vertice bilaterale con Sarkozy, sia un atto di responsabilità in linea con i ripetuti interventi, anche sullo scenario internazionale del Quirinale. «Il Presidente della Repubblica - recita il comunicato ufficiale del Quirinale - ne ha preso atto richiamandosi alle posizioni espresse nel suo intervento del 26 aprile».
LA MISSIONE DEI TORNADO ITALIANI ARMATISono arrivati anche due Tornado italiani su Misurata, per la prima missione armata, secondo gli impegni presi dal nostro governo. Sempre nel rispetto della risoluzione Onu, conferma il ministro degli Esteri Franco Frattini, l’autorizzazione ai bombardamenti non si è fatta attendere. Poche le notizie ufficiali. Si parla di bombardamenti mirati, ma secondo qualche indiscrezione sarebbero nell’area di Tripoli. E con i Tornado decollati da Trapani, anche gli istruttori italiani a Bengasi, a sostegno del personale libico operante nel comando operativo del Consiglio nazionale transitorio. L’Italia, dunque, è presente a pieno regime nelle operazioni, confermano fonti del ministero della Difesa. Dalla Farnesina, però, Frattini insiste sulla cornice entro la quale si muovono le nostre forze. Vale a dire secondo il mandato delle Nazioni unite, che «consente tutte le azioni necessarie a proteggere la popolazione libica con una sola esclusione, quella delle truppe di terra. Una esclusione che, ovviamente, nessuno pensa di superare». Intanto è certo che a Bengasi gli istruttori italiani hanno affiancato da ieri quelli inglesi e francesi. E che le navi della nostra Marina (la portaerei Garibaldi, la fregata Libeccio, la nave rifornitrice Etna e il pattugliatore Comandante Bettica) continuano a perlustrare i mari nordafricani, sotto il comando della Nato.