venerdì 28 giugno 2013
A 13 anni dall'intervento, il primo in Italia, la situazione si era deteriorata e l'uomo rischiava la cancrena e la setticemia. Da qui la decisione di amputare l'arto.
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Walter Visigalli, l'uomo che nel 2000 a Monza fu protagonista del primo trapianto di mano in Italia, si è sottoposto nei giorni scorsi a Milano a un intervento per farsi amputare l'arto impiantato il 17 ottobre di 13 anni fa.Visigalli, che all'epoca del pionieristico intervento durato circa 13 ore aveva 35 anni, aveva perso la mano ventenne, in un incidente. "Ne vale la pena, ma serve tanto coraggio e tanta volontà", aveva dichiarato un anno dopo l'operazione, in occasione del secondo trapianto di mano nel nostro Paese, guidato sempre da Lanzetta.La storia di Visigalli, almeno all'inizio, sembrava positiva. Il paziente si era sempre dichiarato convinto e soddisfatto della propria scelta, impegnandosi al massimo nella riabilitazione e seguendo le prescrizioni mediche. Per anni le reazioni di rigetto si erano presentate in forma leggera, ma negli ultimi 2 la situazione era progressivamente peggiorata, fino ad arrivare a ulcere dolorose. I rischi erano la cancrena e la setticemia. Da qui la decisione di amputare, con un intervento di 3 ore alla cinica milanese Columbus.
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