mercoledì 18 marzo 2009
Inattesa svolta nelle indagini sull’istituto di Serra d’Aiello. Nel 2007 la struttura fu sequestrata. Pochi giorni fa c’è stato il rinvio a giudizio dei 27 indagati per truffa e abbandono d’incapace. La Procura di Paola: per i degenti non c’erano più viveri e medicine. La Fish: inconcepibile che persone con disabilità vengano umiliate in questo modo.
  • SECONDO NOI: C'era proprio bisogno di trattarli così?
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    Scene di disperazione e di smarri­mento, dipendenti che stracciano le tessere elettorali e degenti impauriti che non riescono a capire cosa stia succe­dendo. È stata una giornata terribile per i lavoratori e gli ospiti della 'Papa Giovanni XXIII', la struttura sanitaria di Serra d’Aiel­lo (nell’entroterra Cosentino) sgomberata ieri con dispiegamento spropositato di for­ze su ordine della Procura di Paola inter­venuta dopo due anni d’indagini. Mentre l’Arcidiocesi di Cosenza si affida a un si­lenzio operoso e continua a lavorare lontano dai ri­flettori per cercare di ri­solvere il problema. I quasi trecento malati di tutte le età, spesso con problemi psicologici, o­spiti dell’istituto dedicato al 'Papa buono' e gestito da una fondazione pro­mossa dalla Curia, avevano lo sguar­do spento e distante mentre veniva­no portati via per essere trasferiti nel­le venti strutture sanitarie conven­zionate con la Regione (dovrebbero ricevere 100 euro al giorno per cia­scun paziente) e individuate per la loro accoglienza. Nei loro occhi si leggeva smarrimento. E forse pure la consapevolezza di pagare il prezzo più alto in questo concitato momento politico, amministrativo e giudi­ziario. Nell’operazione di sgombero sono stati impegnati centinaia di carabi­nieri e poliziotti. Inizialmente ci sono stati anche momenti di tensione pro­vocati dalla resistenza di un gruppo di lavoratori. La situazione è poi torna­ta alla normalità e l’ordinanza emes­sa dalla Procura di Paola è stata ese­guita. Il provvedimento di sgombero è stato adottato, secondo quanto re­so noto dai magistrati, a causa del­l’impossibilità di mantenere la ge­stione della struttura per la mancata fornitura di generi alimentari e at­trezzature sanitarie dovuta ai troppi debiti. Con lo sgombero «abbiamo ri­pristinato la legalità su una parte del territorio nazionale», ha dichiarato il procuratore Bruno Giordano, che ha firmato il provvedimento insieme al pm Eugenio Facciolla. Giordano ha precisato che lo sgombero «ha lo sco­po di tutelare i degenti, che saranno trasferiti in strutture sanitarie pub­bliche e convenzionate, ma mira an­che a garantire l’occupazione dei di­pendenti dell’istituto attraverso ade­guate forme di mobilità». Secondo Giordano, «la situazione gestionale dell’istituto era arrivata al limite. Or­mai per i circa 300 degenti non c’era­no più viveri e generi di prima neces­sità perché nessuno garantiva più le forniture alla struttura. C’è stato un momento - ha concluso il procurato­re - in cui la responsabile sanitaria no­minata dalla Procura ha dovuto pa­gare di tasca propria le ultime fatture per la fornitura di medicinali». Così come in passato è stata l’Arcidiocesi, più volte, a garantire il denaro neces­sario per le esigenze primarie della struttura. Negli ultimi giorni, ad e­sempio, il vescovo Salvatore Nunna­ri ha messo a disposizione cinque- mila euro per pagare la fornitura del gas necessario a mandare avanti la struttura. La Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), ha dura­mente criticato lo sgombero, definendolo un golpe: «La situazione dell’Istituto si sta chiudendo nel peg­giore dei modi. Avevamo richiesto anni addietro, più volte, la chiusura della struttura per le condizioni di degrado in cui si trovava. Nonostante ciò, negli ultimi due anni, dopo l’avvio delle indagini e il sequestro del-­l’istituto, molte cose sono cambiate e la qualità della vita delle persone ricoverate è migliorata. È una chia­ra violazione dei diritti umani, è inconcepibile che nel 2009 persone con disabilità vengano umiliate in que­sto modo». La vicenda 'Papa Giovanni', esplosa nel luglio del 2007 col sequestro del­l’istituto e l’arresto di don Alfredo Lu­berto, sacerdote e presidente della fondazione responsabile della strut­tura, e di altre persone accusate d’a­vere sottratto somme dalle casse del­l’istituto e d’avere lasciato i pazienti in condizioni disumane, è tornata in prima pagina nei giorni scorsi con la richiesta della Procura di Paola del rinvio a giudizio dei 27 indagati per truffa e abbandono di incapace. Ma i magistrati stanno approfondendo pure la morte di alcuni pazienti e la misteriosa scomparsa di altri, forse legata addirittura a un traffico d’organi. I pm hanno invece chiesto l’archiviazione dell’ex arcivescovo di Cosenza, Giuseppe Agostino, inizialmente coinvolto nell’inchiesta. Un momento dello sgombero della struttura.Vi sono stati attimi di forte tensione tra lavoratori, degenti e forze dell’ordine (Ansa)
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