martedì 24 ottobre 2023
Partito nel 2021, prezioso per l'educazione alla solidarietà, ha fondi 26 volte più bassi rispetto all'Erasmus. Il convegno a Bruxelles organizzato da Movimento Europeo, Focolari, Caterinati
Il tavolo dei relatori al convegno dedicato a David Sassoli. Da sx: Benifei, Toia, monsignor Treanor, Costa

Il tavolo dei relatori al convegno dedicato a David Sassoli. Da sx: Benifei, Toia, monsignor Treanor, Costa - -

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I primissimi furono i ragazzi venuti a spalare tra le macerie del sisma che aveva colpito la cattedrale e il convento di Norcia, la città di San Benedetto, patrono d'Europa. Era il 2017 quando 16 giovani arrivarono da Austria, Francia, Grecia, Ungheria, Portogallo e Spagna a portare un segno concreto di vicinanza dell'Unione Europea al centro Italia terremotato. È il Corpo europeo di solidarietà (Ces) che da un'idea di Jean Claude Junker, allora presidente della Commissione europea, si è strutturato con un programma settennale dal 2021 al 2027: vitto, alloggio e 100 euro al mese per un'esperienza di dono e servizio altamente formativa. Lo scorso anno in Italia ne hanno usufruito 800 giovani italiani e 1.200 stranieri. Ma i sondaggi Ue dicono che solo il 7% dei giovani ne conosce l'esistenza. E i fondi nel bilancio europeo, un miliardo di euro per il 2021/2027, non bastano nemmeno a soddisfare una domanda doppia rispetto ai posti disponibili.

Una risorsa educativa preziosa almeno quanto il Servizio civile universale in Italia, che in tempi di emergenza educativa e di inclusione delle diversità merita un investimento all'altezza. Silvia Costa, per dieci anni europarlamentare, lancia un appello: «Dalla prossima legislatura, dopo le elezioni di giugno 2024, i gruppi parlamentari dovranno assumere trasversalmente una maggiore considerazione di questo prezioso programma, perché diventi un diritto-dovere partecipare a questa esperienza europea».

Sul rilancio del Ces, scuola di cittadinanza europea incardinata sui valori di pace e solidarietà, si sono registrate convergenze anche politiche al convegno organizzato oggi a Bruxelles in ricordo del presidente David Sassoli, dal Movimento Europeo, dal Movimento dei Focolari e dall’Associazione internazionale dei Caterinati (Gruppo romano), insieme alla ex presidente della commissione Cultura del Parlamento europeo Silvia Costa. Concordano sulla necessità di investire di più sul Ces in molti: da Patrizia Toia (Italia) e Domenec Ruiz Devesa (Spagna) del gruppo Socialisti e Democratici, a Michaela Sojdrova (Cechia) del Ppe, a Nicola Danti (Italia) di Renew Europa.

La giornata coincide con l'approvazione in Commissione del rapporto di valutazione del Ces, in cui è stato anche ribadita la necessità di evitare ambiguità tra volontariato e lavoro. Brando Benifei (S&D) ricorda che il Ces finora «ha coinvolto in tutta l'Ue 270 mila giovani in quasi 2.500 organizzazioni per migliaia di progetti, un terzo dei ragazzi apparteneva a categorie svantaggiate, perché inclusione sociale e inserimento lavorativo sono tra gli obiettivi del Ces . «David Sassoli diceva che la solidarietà non è una concessione, ma la chiave di volta della costruzione dell'Europa. "Abbiamo bisogno dell'Europa come della pace", diceva il presidente del Parlamento, "e dobbiamo fare dell'Europa un soggetto di pace che democratizzi l'Onu"».

Michaela Sojdrova (Ppe) ricorda «l'impegno dei giovani del Ces durante la pandemia, come per l'accoglienza i profughi ucraini e mediorientali». Ma sottolinea che «mentre per l'Erasmus ci sono 28 miliardi di euro, per il Ces solo uno». Concorda Domenec Ruiz Devesa (S&D): «C'è una grande disparità di fondi tra i due programmi. Non vogliamo togliere soldi all'Erasmus, ma bisogna fare uno sforzo perché la domanda dei giovani per il Corspo di solidarietà sia soddisfatta, visto che oggi le richieste sono il doppio della disponibilità. Senza dimenticare che l'Erasmus si rivolge a universitari che hanno una disponibilità economica mentre i giovani del Ces sono molto diversi, è un programma molto più inclusivo. Nicola Danti (Renew Europa) ricorda le sue radici di «obiettore di coscienza negli anni '90 in un centro per tossicodipendenti» e dice che «abbiamo bisogno del Ces, di investire di più per trasformare l'Europa economica nell'Europa politica e quindi serve una base molto più ampia anche dello stesso Erasmus. Il Ces è un'opportunità da trasformare in diritto-dovere per tutti».


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