martedì 18 maggio 2010
L’assassino avrebbe agito in ambito sanitario. Gli investigatori rassicurano: non può più nuocere.
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«Sì, confermo. La squadra mobile sta lavorando su una decina di decessi attribuibili forse ad un unico autore, ma gli investigatori assicurano che il presunto omicida seriale si trova in condizione di non nuocere. A parte questo, non rilasciamo altre dichiarazioni». Sono le sette di sera e Francesca Manti, dirigente dell’ufficio stampa della questura di Roma, è esausta. Da ore, il suo telefono squilla senza sosta. All’altro capo, tutto il campionario umano dei cronisti che popolano le redazioni. Il trambusto inizia dopo l’una di ieri pomeriggio, quando l’Ansa rilancia il contenuto di un servizio andato in onda poco prima nel Tg5: «dieci delitti in dieci mesi, a Roma l’ombra di un serial killer, i delitti quasi perfetti avrebbero stessa mano», scrive l’agenzia riprendendo il servizio del telegiornale di Mediaset. Nella ricostruzione, le vittime sarebbero altrettanti anziani, uomini e donne, le cui morti erano state catalogate come eventi naturali o infarti. Il killer «astuto, freddo» scrive l’Ansa, «si sarebbe però tradito.E adesso ha le ore contate: i poliziotti sanno chi è, lo tengono sotto controllo e non può sfuggire». Nel servizio, non si specifica quando e dove siano avvenute le morti, né se in giro per Roma ci sia un assassino seriale, seppur sorvegliato strettamente dagli agenti. Inoltre, un riscontro sul database delle agenzie permette di rintracciare effettivamente un lancio dell’Apcom di domenica nel quale si faceva cenno all’indagine in corso. Nelle ore successive, alcune ambiguità vengono sciolte da precisazioni, fatte presumibilmente filtrare dagli investigatori. In sintesi, il gruppo Cold Case della terza sezione Omicidi della squadra mobile romana, diretta da Vittorio Rizzi, avrebbe ripreso in mano alcuni dossier relativi agli ultimi due anni, che riguardano la morte di una decina di persone anziane o con patologie terminali, riscontrando alcune analogie tra i decessi. Dopo accertamenti scientifici e analisi del Dna, l’indagine avrebbe portato all’individuazione di un presunto responsabile: una persona della quale non sono state diffuse le generalità e di cui si sa solo che «lavora in ambito sanitario». Il sospetto è che costui, o costei, possa aver «aiutato» a morire quei poveri anziani. Di sospetto si tratta, visto che - almeno a quanto risulta - nessuna informativa circostanziata sarebbe stata presentata all’autorità giudiziaria affinché si lavori nella direzione di un provvedimento cautelare. Curioso, visto che si tratta di un presunto "serial killer", a meno che il sospettato non sia già da considerare inoffensivo, perché detenuto per altri motivi, ormai allontanato dalla struttura dove operava o ricoverato in qualche nosocomio. A confermarlo gli stessi investigatori secondo i quali la minaccia sarebbe già stata «disinnescata» per cui niente panico. Allarme rientrato? Forse. Ma non la necessità di saperne di più, in merito ad una notizia rimbalzata con un vigore che certo non fa pensare ad caso "cold", ossia freddo, né tantomeno polveroso.
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