lunedì 19 novembre 2012
Non si ferma il fiume di veleni che dal Nord sfocia in Campania. Non si fermano i tir che scaricano rifiuti tossici delle imprese del Nord nelle compiacenti discariche illegali delle ecomafie e degli eco furbi. A Gricignano d’Aversa trovate 200 tonnellate tossiche. Ben visibili i nomi di notissime aziende del Nord, in particolare dei settori dalle plastiche e dei derivati del petrolio.
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Non si ferma il fiume di veleni che dal Nord sfocia in Campania. Non si fermano i tir che scaricano rifiuti tossici delle imprese del Nord nelle compiacenti discariche illegali delle ecomafie e degli eco furbi. L’ultima l’hanno scoperta pochi giorni fa gli investigatori della Guardia di Finanza di Caserta nell’Area di sviluppo industriale di Gricignano d’Aversa, non nuova ad affari illeciti nel settore dei rifiuti. I due grandi capannoni sono ben mimetizzati accanto ad altri, ma dentro è una vera e propria bomba chimica, pieno di più di 200 tonnellate di rifiuti speciali pericolosi, compresi bidoni di oli industriali esausti. Ben visibili i nomi di notissime aziende del Nord, in particolare dei settori dalle plastiche e dei derivati del petrolio. E non si tratta di vecchi rifiuti. «L’ultimo arrivo è recentissimo - e comunque tutti i rifiuti che abbiamo trovato sono arrivati qui nel 2012», ci spiega il capitano Filomena Pisaniello, l’ufficiale del Nucleo di Polizia Tributaria che ha guidato l’operazione, che si inquadra nell’ambito delle iniziative assunte con l’entrata in vigore del 'Protocollo organizzativo di salvaguardia ambientale della provincia di Caserta', sottoscritto nel mese gennaio 2011 alla presenza dei ministri dell’Interno, della Giustizia e dell’Ambiente. Ed è la conferma che il flusso Nord-Sud non è mai cessato. «Io sono a Caserta da due anni - aggiunge il capitano - e devo dire che il fenomeno non è assolutamente calato. Anzi la crisi economica fa diventare lo smaltimento dei rifiuti una spesa sulla quale si cerca di risparmiare. Sia per le grandi aziende che per quelle piccole. Quelle grandi si rivolgono a intermediari o smaltitori che offrono prezzi stracciati, quelle piccole ricorrono ai roghi». Ma, avverte l’ufficiale, in particolare in relazione all’ultima operazione, «non è detto che le aziende del Nord fossero a conoscenza della destinazione finale illegale dei loro rifiuti. Magari si sono rivolte a intermediari. Ora dovremo verificare i passaggi, ma sicuramente i prezzi dello smaltimento molto bassi, fuori mercato, dovrebbero insospettire gli imprenditori». Anche per questo ora gli investigatori verificheranno l’eventuale coinvolgimento della camorra, non nuova a questo tipo di attività proprio in questa zona. E i titolari dei capannoni sequestrati chi sono? «Si tratta di due ditte. Una autorizzata a trattare i rifiuti ma solo nel Napoletano. L’altra non aveva nessuna autorizzazione, anzi si occupa di un settore completamente diverso. Ci hanno detto che avevano cominciato l’attività da poco ma la quantità di rifiuti ci fa pensare il contrario. Anche perché nei capannoni si svolgeva anche una prima lavorazione dei rifiuti, in particolare quelli di plastica e gomma». Per chi? I Finanzieri stanno indagando ma non è escluso che i possibili acquirenti potessero essere cinesi, che vengono spesso in questa zona alla ricerca di plastica, senza guardare troppo per il sottile, né alla qualità né alle contaminazioni, per poi trasformarla anche in giocattoli o oggetti per l’infanzia da riesportare in Italia. «Da noi sono venuti offrendo di comprare gli scarti di lavorazione. Ce li avrebbero pagati molto bene. Ma abbiamo rifiutato l’offerta», ci rivelano Antonio e Nicola Diana, titolari della Sri e di Erreplast, società che ricicla i rifiuti e trasforma le bottiglie di plastica in materia prima seconda, le scagliette che poi si usano per tanti prodotti. Imprenditori puliti e fortemente impegnati sul fronte della legalità, con associazioni e parrocchie. La loro azienda è proprio di fronte ai capannoni scoperti dalle Fiamme gialle ma, ammettono, «non ci eravamo mai accorti di nulla». Purtroppo non l’unico caso nell’area Asi, che ha visto molto inchiesta per traffico e gestione illecite dei rifiuti, spesso con la presenza delle cosche. Storie del passato ma anche del presente. Gli sporchi affari non si fermano.
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