giovedì 8 dicembre 2016
Il cardinale in occasione dell'Immacolata. Preoccupazione per la baby criminalità e la dura critica a quelli che "remano contro la città". A febbraio i vescovi del Sud discuteranno di occupazione.
Il cardinale Crescenzio Sepe (Ansaweb)

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"Servono progetti concreti per dare lavoro; noi stiamo pensando a come favorire le cooperative per creare lavoro non solo per un giorno o un mese, ma per il futuro e in continuità", lo afferma il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli in occasione dell'Immacolata, e lancia l'allarme sui baby boss: "Giovani che si ergono a capo clan" e "accanto ad essi o alle loro dipendenze, giovanissimi, baby gang che, senza alcun freno, senza alcuna regola per quanto scellerata, commettono reati, aggredendo per strada persone". Ragazzi che aggrediscono, ha sottolineato il cardinale, "altri giovani come loro, donne indifese, personale dei mezzi di trasporto".

Sepe, nel tradizionale Discorso alla città in occasione dell'Immacolata , parla di "un pericolo grave, che mina e stronca il futuro di questi ragazzi e la vivibilità della comunità. Contro questo andazzo non possiamo aspettare. Dobbiamo attivarci, riflettendo insieme, agendo insieme. C'è un serio fenomeno sociale che va bloccato".

"I giovani non li salviamo se non diamo loro una speranza di un futuro; tanti, troppi di essi si sentono sfiduciati, perduti. Molti finiscono nella rinuncia, nella rassegnazione, nella depressione, sono risorse vive,intelligenze che perdiamo. Alcuni altri, non pochi, si lasciano attrarre dalla strada e dalle amicizie sbagliate, finendo con il farti lusingare dei mercanti di morte. Dobbiamo salvare Napoli per i giovani. Per Napoli, c'è la necessità di allargare al Vangelo il respiro della nostra presenza e di ogni singolo atto del nostro vivere civile" conclude Sepe.

"L'8 ed il 9 febbraio i vescovi del Sud e della Sardegna si riuniranno a Napoli per parlare di giovani e lavoro" annuncia poi il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, nel Discorso alla città. "Lavoro e giovani sono un connubio inscindibile - afferma - che è al centro del malessere diffuso e che può rappresentare la chiave del cambiamento e della bonifica delle nostre terre da violenza, criminalità". "È il lavoro al quale dobbiamo tendere, perché è con il lavoro che salviamo la famiglia, la comunità, i giovani. Affrontiamo il tema con umiltà, assieme a coloro che, per scienza ed esperienza, sono in grado di avanzare proposte indicare percorsi". "Noi come chiesa del Sud abbiamo scelto questo orientamento. Non abbiamo soluzioni muscolose, ma anche noi abbiamo il dovere di non stare a guardare, di non aspettare né di demandare ad altri".
"Nonvogliamo fare analisi, perché troppe e da troppi anni ci sono state propinate - continua Sepe - Vogliamo ragionare di lavoro, facendo leva sul possibile e proponendo progetti".

"Vogliamo alzare forte la voce e reagire contro il disegno scellerato di quelli che remano contro la ricchezza e la bellezza di Napoli", ha infine detto il cardinale Crescenzio Sepe. Sono persone, quelle che "remano contro la città", che "vogliono Napoli come palcoscenico naturale di una perversa rappresentazione di tutti i mali possibili" ha detto l'arcivescovo. "Cattivi pittori che per difendere forse i propri interessi dipingono tutto e solo nero, mentre invece non è così".

Invece, ha osservato ancora Sepe, "c'è tutta una serie di iniziative, che cercano, in qualche maniera, di ridare fiducia, speranza". Uno dei segni, per esempio, "è il flusso enorme di visitatori, turisti che vengono a Napoli". "Alla protervia degli sbandati che tentano di colpirla a morte, spadroneggiando con le armi alla mano in alcune parti del territorio, si aggiunge un irrazionale fatalismo di coloro che guardano solo ai loro interessi e addossano alla nostra città un marchio che non le fa onore"."Contro questi traditori e denigratori della città - ha aggiunto il cardinale Sepe - si erge, fiero, il grido di dolore e di riscatto della comunità sana e operosa che esprime la più fiera e totale condanna degli atti di violenza, dei soprusi e del malaffare". Una comunità sana che "grida il suo sdegno e mette in campo determinazione e volontà di difendere e rilanciare i grandi valori della tradizione, della cultura e della creatività".

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