martedì 29 ottobre 2013
Di nuovo riunita la Giunta per il regolamento del Senato. Si va verso il voto palese sulla decadenza di Berlusconi da senatore. Ma è battaglia. E si apre un nuovo fronte sulla data della votazione. (Giovanni Grasso)
Letta: "L'iter non riguarda il governo" (Vincenzo R. Spagnolo)
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È guerriglia procedurale al Senato, chiamato a votare in aula sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, a seguito della condanna definitiva per corruzione. Nel teatro di Palazzo Madama ieri sono andati in scena parallelamente due copioni diversi, ma strettamente collegati. La prima scena si è svolta in aula. Il Movimento Cinque Stelle ha votato contro, in sede di conferenza dei capigruppo, il calendario d’aula, perché non prevedeva ancora il voto sulla decadenza del Cavaliere. E, con il regolamento alla mano, ha rimesso all’aula la proposta di votare la decadenza il 5 novembre. Con lo scopo di fare un po’ di fuochi d’artificio, visto che l’esito della votazione era scontato. A dare man forte ai suoi senatori ieri c’era in tribuna Beppe Grillo. Che ha persino applaudito (vietatissimo dal regolamento) l’intervento molto tagliente della sua capogruppo Paola Taverna. Alla quale ha replicato Pier Ferdinando Casini: «Capisco che lei deve fare bella figura con Grillo, ma qui non è prevista la decapitazione di Berlusconi». Alla fine l’aula ha votato contro la proposta dei pentastellati. E Grillo se n’è andato arrabbiato, paragonando il Senato «a un vespasiano» e imprecando «contro il tempo che si perde». L’altra scena si è svolta quasi in contemporanea nella Giunta del regolamento, che deve fornire al presidente del Senato Piero Grasso un’interpretazione autentica del regolamento, riguardo alla segretezza o meno del voto che dovrà decidere sulla decadenza di Berlusconi. La questione non è solo formale, tutt’altro. Intanto perché il Pd ha detto chiaramente che, una volta che la giunta si sarà pronunciata, chiederà la calendarizzazione del voto, a metà novembre. E, soprattutto, perché il Pdl conta sulla possibilità di qualche franco tiratore nel campo favorevole alla decadenza. Per gli stessi motivi, il Pd spinge per il voto palese. Il ricordo dei dirigenti democratici va a un analogo voto (l’autorizzazione a procedere contro Craxi, bocciata in Parlamento grazie al voto segreto) che ebbe gravi conseguenze sulla formazione del governo Ciampi. Il timore di Largo del Nazareno è che, approfittando del segreto dell’urna, i senatori del M5S possano votare contro la decadenza del Cavaliere per poi attribuire la colpa ai "traditori" del Pd.Durante i lavori della Giunta del regolamento, la relatrice del Pdl, Annamaria Bernini, ha pertanto insistito sulla necessità del voto segreto, citando alcuni precedenti e sostenendo che si tratta di un voto sulla persona e, quindi, le norme prevedono il voto segreto. Mentre il relatore del Pd, Francesco Russo, si è preparato un discorso nel quale sostiene che il voto sulla decadenza non riguarda Berlusconi come persona, non entra nel merito della sua condanna, ma esprime un parere sull’applicazione di una legge, quella Severino. E pertanto non necessita affatto della segretezza. In Giunta i numeri sembrano favorevoli a questa seconda tesi. Dopo lo scontro si sposterà sul calendario: il Pd chiederà il voto finale a metà novembre, il Pdl lavorerà per la massima dilazione. Tuttavia, in attesa della decisione, il capogruppo del Pdl Renato Schifani ha alzato i toni contro il presidente del Senato Piero Grasso. Motivo dell’attacco: la decisione di convocare la Giunta per il regolamento in notturna («Perché accelerare questo voto?»).

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