sabato 10 giugno 2023
L'anno scolastico che ci lasciamo alle spalle presenta tante incognite e nuove sfide. Ne parlano Grassucci (Skuola.net), Giannelli (Anp) e Barbacci (Cisl Scuola)
Scuola, la pandemia è alle spalle (ma l'emergenza non è ancora finita)

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Quello che si chiude in questi giorni è il primo anno scolastico post pandemia, i cui effetti a lungo termine si fanno comunque ancora sentire. Se, dopo tre anni, si è tornati alle lezioni in presenza ed è ripresa la normale socialità all’interno delle comunità scolastiche, non è ancora arrivato il momento di dichiarare chiusa l’emergenza. «Oltre il 60% dei ragazzi soffre disturbi e disagi connessi al mutato contesto sociale post-Covid», conferma Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net, portale che quotidianamente tasta il polso degli studenti. «Praticamente un alunno su due denuncia attacchi di panico – aggiunge Grassucci –. E non si tratta certo della paura dell’interrogazione, ma degli effetti psicosomatici profondi che, in alcuni contesti, si manifestano in esplosioni di rabbia e violenza».

«Basta violenza a scuola»

Non è un caso, insomma, se l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle è (anche) quello delle aggressioni a insegnanti e dirigenti. Ogni cinque giorni se n’è contata almeno una, l’ultima delle quali, l’attacco violentissimo ad una docente di Abbiategrasso, nel Milanese, ferita in modo molto grave da uno studente armato di coltello. «La pandemia ha tolto certezze – riprende Grassucci –. I ragazzi hanno il bisogno di anestetizzarsi e ricorrono all’utilizzo intensivo dei social, per non parlare di alcol e droga, il cui abuso è purtroppo un’emergenza sociale manifesta».

Anche la segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, guarda con «grande preoccupazione» alla deriva violenta che tiene in ostaggio la scuola, ma che riguarda anche altre “professioni di cura”. «Nel mirino dei violenti ci sono insegnanti e sanitari – ricorda Barbacci –. In pratica, i più fragili della società se la prendono con gli unici che si prendono cura di loro. Questo è un disagio che va raccolto prima che si manifesti in comportamenti violenti e anche pericolosi per chi li subisce».
Atteggiamenti che vanno puniti con maggiore severità, soprattutto quando sono compiuti da adulti, come i genitori che minacciano i docenti dei figli. Proprio su questo argomento, la Cisl Scuola sarà sentita in audizione alla Camera, dove è in discussione la proposta di legge per la “tutela e la sicurezza del personale scolastico”. Che, per essere rispettato di più deve essere pagato di più. Perché, spiega Barbacci, «la situazione retributiva definisce lo status anche agli occhi dell’opinione pubblica, tanto che la professione docente sembrerebbe non risultare attrattiva nei territori che offrono alternative lavorative ben più remunerate». Da qui, ricorda la segretaria generale della Cisl Scuola, l’urgenza di arrivare alla firma del contratto 2019-2021, non ancora chiuso, pur essendo già scaduto, dopo oltre un anno di trattativa.

Arrivano i tutor

In vista del nuovo anno scolastico, la leader sindacale guarda con interesse alla nuova figura del docente “tutor”, per cui si il ministero dell’Istruzione e del Merito ha ricevuto, in questi giorni, oltre 52mila candidature. «Finalmente si istituisce una nuova figura professionale e si mettono risorse fresche per pagarla», ricorda Barbacci. Che guarda ai tutor con «grande attenzione», perché possono diventare i precursori della «personalizzazione degli interventi educativi», di cui si sente oggi più che mai la necessità.
In vista del nuovo anno scolastico, a preoccupare il sindacato è, invece, la riorganizzazione della rete scolastica, prevista dalla legge di Bilancio. «Dal 2024 è prevista la soppressione di almeno 600 istituzioni scolastiche – denuncia Barbacci –. E questo non crea certamente un clima positivo, soprattutto sul versante del recupero degli svantaggi territoriali».
Anche alla luce della diminuzione del numero degli alunni a causa della crisi delle nascite che, secondo una ricerca di Tuttoscuola, ha comportato la chiusura di oltre 2.600 scuole negli ultimi dieci anni, mentre altre 1.200 cesseranno di esistere nei prossimi cinque, la Cisl propone di rivedere il numero degli alunni per classe, attestandosi su una media di 15-17 al massimo.

Torna la Maturità “tradizionale”

Il ritorno alla normalità pre-pandemia è la «vera caratteristica» dell’anno scolastico che sta per andare in soffitta, anche per il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che sottolinea positivamente il ritorno della Maturità tradizionale dopo gli anni delle limitazioni. E, in vista della ripresa delle lezioni a settembre, saluta con entusiasmo la figura del docente tutor. «È un’innovazione condivisa che abbiamo appoggiato fin da subito – sottolinea Giannelli –. Oggi il docente non si deve occupare soltanto di insegnare una materia, ma deve farsi carico delle esigenze dei ragazzi, soprattutto di quelli provenienti da ambienti meno favorevoli. Anche gli ultimi episodi di violenza verso gli insegnanti – aggiunge il presidente di Anp – ci dicono che il rapporto scuola-famiglia si sta sfilacciando e che non c’è più fiducia nella stessa istituzione scolastica. È un rapporto che va assolutamente recuperato, se vogliamo davvero accogliere e accompagnare i minori verso l’età adulta. Un compito che sempre meno famiglie sono in grado di assolvere. Spetta quindi alla scuola riannodare i fili di un rapporto necessario al buon funzionamento del servizio scolastico».

Un'Agenda per il Sud

Che, come noto, non funziona dappertutto allo stesso modo, con divari importanti tra Nord e Sud sul versante degli apprendimenti. Proprio per colmare questa distanza, ieri il ministro Giuseppe Valditara ha presentato a Catanzaro l’Agenda per il Sud, con azioni mirate al contrasto della dispersione scolastica. L’obiettivo è, appunto, combattere la dispersione fin dalla scuola primaria, con interventi mirati sugli istituti del Mezzogiorno. Il progetto pilota avrà durata biennale, sugli anni 2023/2024 e 2024/2025, e verrà applicato in 150 scuole del Sud (50 primarie, 50 secondarie di primo grado e 50 di secondo grado) individuate dall’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione), con l’aspettativa di estenderlo a molte altre. Complessivamente, ricorda una nota di viale Trastevere, da novembre 2022 a oggi, il Ministero ha autorizzato e sbloccato per il Mezzogiorno investimenti pari a 2,5 miliardi di euro per attuare i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
«È inaccettabile continuare a leggere report sulla scuola che danno risultati tanto diversi tra il Sud e il resto del Paese – ha sottolineato Valditara –. Avviamo un percorso che moltiplicherà le opportunità per i nostri ragazzi e permetterà di valorizzare al meglio le intelligenze di cui disponiamo, per fare dell’Italia sempre più un punto di riferimento in Europa e nel mondo».

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