Un'aula scolastica - IMAGOECONOMICA
Un piccolo, grande segnale, per la scuola italiana. Dopo lunghe attese e proteste, oggi è arrivato il rinnovo: aumenti mensili tra i 124 euro per i docenti e i 190 euro per i direttori dei servizi generali a amministrativi. Si è conclusa così la trattativa per il rinnovo del contratto per il comparto dell’istruzione e della ricerca relativo al periodo 2019-2021, che riguarda 1,2 milioni di dipendenti. «Si tratta – commenta il ministro della pubblica amministrazione Paolo Zangrillo – di un passo fondamentale per il miglioramento delle condizioni di lavoro in un settore cruciale per la crescita del Paese».
Da sottolineare la novità del lavoro agile, che viene introdotto e regolamentato anche per questo comparto. Durante le trattative sono state riviste le disposizioni relative al personale scolastico, al personale amministrativo delle università e delle accademie e conservatori, mentre per il personale degli enti di ricerca è previsto un accordo integrativo.
In particolare, per gli enti di ricerca, l’accordo prevede una successiva trattativa per la definizione dell’ordinamento professionale e per risolvere la questione delle risorse aggiuntive per gli enti di ricerca non vigilati dal ministero dell’Università e della Ricerca (Mur).
Naturalmente soddisfatti i sindacati. «Un risultato molto importante per la nostra organizzazione – afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini – Ora - dobbiamo lavorare, non soltanto per i passaggi democratici necessari, attraverso la consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, ma soprattutto per richiedere all’interno della legge di bilancio le risorse indispensabili per rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro di tutto il pubblico impiego per gli anni 2022-24. Inoltre, é necessario contrastare l’autonomia differenziata che rischia di pregiudicare il sistema nazionale di istruzione».
Per il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, si tratta di «una bella notizia davvero». «Giunge, così, a conclusione un negoziato lungo e difficile iniziato nel novembre scorso, che ha visto il sindacato chiudere un primo accordo sulla parte economica, considerata l’urgenza di dare risposte concrete alle legittime aspettative del personale. Visto che l’importante traguardo viene conseguito rispetto ad un triennio contrattuale ormai scaduto, la Cisl auspica ora che si proceda rapidamente all’avvio della trattativa per il rinnovo del Ccnl 2022/2024, rispetto al quale è atteso lo stanziamento delle risorse necessarie. Dagli investimenti urgenti e necessari nel sistema dell’istruzione e della ricerca dipende il futuro dei nostri giovani e del Paese», conclude Sbarra. L’unica voce contraria è quella della Uil che ha deciso di non firmare il rinnovo sollevando dubbi su alcuni aspetti. «I contratti nazionali di lavoro si sottoscrivono perché sono migliorativi rispetto al testo precedente e non è questo il caso», ha chiosato il segretario Giuseppe D’Aprile.
Sull’accordo raggiunto presso l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) anche il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, esprime piena soddisfazione. «Il nuovo contratto segna un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola, sia docenti sia Ata– ha detto – Sono state inoltre recepite a livello contrattuale le funzioni del docente tutor e del docente orientatore e questo consentirà di affermare definitivamente il principio della personalizzazione dell’istruzione, rimarcando la centralità nel sistema della persona dello studente». La definizione del contratto, spiega il ministero in una nota, fa seguito al risultato dell’accordo politico sottoscritto tra il ministro e i sindacati lo scorso 22 novembre che, oltre a rendere subito erogabili gli aumenti, ha messo a disposizione della contrattazione collettiva risorse finanziarie aggiuntive, stanziate dalla legge di bilancio per l’anno 2022 sul Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Fmof), pari a 300 milioni di euro.
Ciò ha contribuito a determinare un aumento medio per il personale docente pari a 124 euro al mese. Con ulteriori provvedimenti, prosegue il ministero, è stata riconosciuta al personale precario docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata) una maggiore tutela, consentendo la fruizione di tre giorni remunerati di permesso per motivi personali o familiari. Si sono inoltre concretizzati gli impegni dell’accordo politico di novembre, riconoscendo un ulteriore incremento stabile della Retribuzione professionale docenti (Rpd) che porta a un valore rideterminato complessivo che va da 194,80 euro a 304,30 euro al mese e un ulteriore incremento del Compenso individuale accessorio (Cia) che porta a un valore rideterminato complessivo che va da 79,40 euro a 87,50 euro. Nel contratto, osserva il ministero, è stato dato un importante riconoscimento anche al personale Ata. Infatti, è stato possibile prevedere un riordino delle aree relative al personale Ata delle istituzioni scolastiche, offrendo concrete opportunità di sviluppo professionale a una platea di circa 182.000 dipendenti.