sabato 26 ottobre 2019
La prima bozza, escludeva categoricamente gli insegnanti degli istituti non statali dal concorso. Intervento del Quirinale che ha giudicato questa scelta incostituzionale
Un concorso per insegnanti (Foto d'archivio)

Un concorso per insegnanti (Foto d'archivio)

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I docenti delle scuole paritarie potranno partecipare al concorso straordinario previsto dal decreto “salva-precari”, ma soltanto per ottenere l’abilitazione e non per accedere alle 24mila cattedre messe in palio e riservate agli insegnanti delle scuole statali, con almeno tre anni di servizio. Questa una delle modifiche sostanziali al testo approvato dal Consiglio dei ministri del 10 ottobre e, dopo due settimane, non ancora arrivato alla firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio perché, la prima bozza, escludeva categoricamente gli insegnanti delle scuole non statali dal concorso.

Sul punto, in queste settimane, l’interlocuzione tra gli uffici legislativi del Quirinale e del Miur è stata costante e ha prodotto le modifiche che saranno apportate al testo, così come confermato l’altro giorno alla Camera in risposta a un’interrogazione dei parlamentari Valentina Aprea (Forza Italia) e Cristina Patelli (Lega). Nella maggioranza che sostiene il governo, ha invece lavorato il deputato di Italia Viva, Gabriele Toccafondi, che ora dichiara la propria soddisfazione: «Lo abbiamo sempre detto con forza: gli insegnanti delle paritarie non sono docenti di serie B e meritano gli stessi diritti di accesso al concorso dei loro colleghi statali».

Dunque, dopo i rilievi mossi dal Colle, il Miur si appresta a cambiare questo punto del decreto, aprendo la partecipazione al concorso straordinario anche ai docenti delle scuole paritarie, che così potranno ottenere l’abilitazione. Un aspetto, questo, sottolineato dalle stesse associazioni dei gestori delle scuole non statali. Ricordando che la legge 62 del 2000, obbliga questi istituti ad avvalersi esclusivamente di insegnanti abilitati, pena la chiusura, le associazioni avevano evidenziato «l’incostituzionale discriminazione» ai danni dei docenti delle paritarie, da cui sarebbe derivato un grave danno all’intero comparto delle scuole paritarie. Che, come dice la stessa legge 62, rientrano nell’unico sistema nazionale d’istruzione.

Da qui, dunque, i rilievi del Quirinale, accolti dal Miur, per evitare che il decreto avesse caratteri d’incostituzionalità.

L’altra modifica che sarà apportata al testo del “salva-precari”, riguarda il concorso riservato per i Dsga (Dirigenti dei servizi generali e amministrativi) “facenti funzione”. Alla selezione potranno partecipare soltanto i Dsga, con almeno tre anni di servizio, in possesso della laurea. Saranno, invece, esclusi, i non laureati, anche se in possesso dei requisiti del servizio. Questa modifica, spiegano fonti del Ministero dell’Istruzione, si è resa necessaria «per evitare disparità di requisiti», che avrebbe potuto comportare l’annullamento del concorso.

I sindacati - Cgil, Cisl, Uil, Gilda e Snals - che avevano firmato l’intesa con il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, il 1° ottobre, poi recepita nel decreto, sono sull’allerta: «Ci auguriamo che dietro le ventilate questioni giuridiche non si nascondano questioni di natura politica tali da modificare i contenuti dell’intesa che va integralmente recepita nel decreto», avverte il leader della Cgil Scuola, Francesco Sinopoli. «Siamo in attesa del decreto, con l’auspicio che sia pubblicato nel minor tempo possibile: se le prove non si concludono entro giugno sicuramente anche il prossimo anno rimarremo con le cattedre vacanti», esorta Maddalena Gissi, numero uno della Cisl Scuola. E di «difficoltà politiche che vanno risolte rapidamente», parla il segretario Scuola Uil, Pino Turi.

Sempre sul tema-paritarie, il Miur, rispondendo a un’interrogazione di Toccafondi, ha reso noti i risultati del Piano straordinario di verifica dei requisiti per la permanenza della parità scolastica, realizzato nel triennio 2015-2018. Su 1.179 ispezioni, 39 (il 3%) si sono tradotte in decreti di revoca della parità scolastica. «Continuare le ispezioni è doveroso così come è doveroso senza ideologie capire che le paritarie sono parte integrante del sistema nazionale di istruzione », ricorda il capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura-istruzione.

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