giovedì 22 giugno 2017
140 anni dopo la loro osservazione, la nascita dei «getti» di plasma è stata collegata alla formazione di flussi magnetici nell'atmosfera
Ansa

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

Un vero e proprio mistero, che durava dal 1877 quando il fenomeno fu osservato per la prima volta da padre Angelo Secchi dell’Osservatorio del Collegio Romano. Un mistero che solo oggi si è dissolto, il tutto grazie al lavoro degli scienziati del centro di ricerca americano Bay Area Environmental Research Institute.

L’equipe guidata dal fisico Juan Martinez Sykora, appunto dopo 140 anni, ha scoperto la natura delle “lingue” di plasma (che in pratica è il quarto stato della materia, dopo quello solido, quello liquido e l’aeriforme) che ogni giorno compaiono a migliaia nell’atmosfera del Sole. In pratica, si formano quando un forte flusso magnetico si diffonde nell’atmosfera, da lì le sue “linee” agiscono poi come vere e proprie fiamme che riscaldano la parte più esterna del sole di milioni di gradi.

È stato visto, inoltre che la nascita di questi getti è collegata anche alla formazione di onde di plasma che sono il motore che spinge verso lo spazio le particelle emesse dal sole, ossia il vento solare che permea tutto il nostro sistema planetario. I dati riguardanti questa importante scoperta sul funzionamento della nostra stella sono stati pubblicati dalla prestigiosa rivista Science.

Tuttavia, già nel 1877 padre Secchi aveva osservato il fenomeno dandone una sommaria descrizione e una prima ipotesi qualitativa. Le lingue di plasma furono chiamate spicule e venivano raccontate come getti di gas alti fino a 10mila chilometri e del diametro di circa mille metri. Si stimava che si muovessero dal basso verso l’alto con velocità fra i 50 e 150 chilometri al secondo e che potessero durare tra i 5 e i 10 minuti. Poi, successivamente, negli anni si definì l’idea di plasma e il fatto che tutta la parte centrale dell’atmosfera del Sole, cioè la cromosfera, è un sistema di numerosissimi getti di plasma, la cui origine tuttavia è sempre stata un mistero.

La ricerca non solo lo ha risolto ma aiuta anche a capire il meccanismo che riscalda di milioni di gradi la regione più esterna dell’atmosfera del Sole, la corona, che è 200 volte più calda della regione che si trova immediatamente sotto. Nel loro
lavoro di analisi e di sintesi gli scienziati del centro di ricerca statunitense si sono serviti dei preziosissimi dati inviati sulla Terra dalla
missione Iris (Interface Region Imaging Spectrograph) della Nasa e del telescopio solare svedese Sst (Swedish 1-m Solar Telescope) nelle isole Canarie.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: