lunedì 27 novembre 2023
Altro grande traguardo italiano. Chiusa la Fase 1 della sperimentazione guidata dall'ospedale pugliese Casa Sollievo della Sofferenza. I ricercatori: terapia sicura ed effetti protettivi sull'organo
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Quasi 30 anni fa la scoperta delle cellule staminali cerebrali alimentò molte speranze nella ricerca contro devastanti malattie neurodegenerative. Quest'anno si stanno raccogliendo frutti attesissimi di quel lavoro pioneristico. Ed è ancora l'Italia a raggiungere risultati straordinari: si è infatti conclusa «positivamente» la fase 1 della sperimentazione clinica sull'uomo del trapianto di cellule staminali cerebrali in pazienti affetti da Sclerosi multipla secondaria progressiva avanzata. La fase 1 si occupa di definire la sicurezza e la tollerabilità di un nuovo trattamento terapeutico su un ristretto numero di pazienti, in questo caso 15. Ebbene, il trapianto, non solo è risultato «sicuro» e «molto ben tollerato», ma ha fatto registrare «possibili effetti duraturi e protettivi da ulteriori danni al cervello dei pazienti». Insomma la malattia non avanzerebbe. L'esito della ricerca, consente ora di procedere con gli studi clinici di fase 2, che si concentreranno sull'efficacia della procedura.

La sperimentazione, coordinata dall'Ospedale Irccs Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia), è ideata dal professor Angelo Vescovi, direttore scientifico del nosocomio pugliese e docente dell'Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con il professor Stefano Pluchino, impegnato in Inghilterra nell'Università di Cambridge.

La portata della ricerca, che coinvolge anche l'Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni, l'Università del Colorado e l'Ente ospedaliero cantonale di Lugano, in Svizzera, è sottolineata dalla pubblicazione sull'autorevole rivista Cell Stem Cell, che gli dedica la copertina. Il trapianto di cellule staminali neurali, spiega una nota dei ricercatori, è avvenuto «direttamente nei ventricoli laterali del cervello» e rappresenta «un passaggio fondamentale nello sviluppo di terapie cellulari avanzate per le forme progressive di Sclerosi multipla», patologia per la quale non esiste attualmente una terapia definitiva. Lo studio, in parte supportato dalla Fondazione Carit (Terni), sostenuta dalla Regione Puglia, è stato avviato su iniziativa dell'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

La ricerca conferma così un altro pioneristico studio italiano, svolto dai ricercatori dell'Ospedale San Raffaele di Milano, che, a gennaio scorso, avevano comunicato gli esiti altrettanto positivi della fase 1 della prima sperimentazione al mondo con cellule staminali neurali contro la forma progressiva della stessa malattia.

Nella procedura attuata a San Giovanni Rotondo, le cellule staminali sono state isolate da feti deceduti per cause naturali. I ricercatori sottolineano che da un singolo donatore è stato possibile ottenere un numero virtualmente illimitato di queste cellule. Nelle sperimentazioni a seguire, quindi, si potranno usare le stesse cellule per tutti i trattamenti. I pazienti sottoposti al trapianto sono stati monitorati per 12 mesi, periodo in cui «non sono stati riscontrati decessi o eventi avversi gravi». Tutti, all’inizio del trial clinico, «mostravano alti livelli di disabilità, erano per esempio costretti ad utilizzare la sedia a rotelle, ma nel corso del monitoraggio non hanno mostrato alcun aumento del grado di disabilità o un peggioramento della sintomatologia». Nessuno, inoltre, osserva il team di Vescovi, «ha mostrato sintomi che indicassero una recidiva o segni di progressione clinica, suggerendo una sostanziale stabilità della patologia».

«Siamo molto soddisfatti dei risultati ottenuti - dice Pluchino -; rappresentano un passo avanti fondamentale per lo sviluppo di terapie cellulari per il trattamento di questa patologia». Dal canto suo Vescovi, precisando «che lo studio ha delle limitazioni legate alle sue piccole dimensioni» e che presenta «possibili effetti confondenti derivati dai farmaci immunosoppressivi», evidenzia le note positive: «Il fatto che il nostro trattamento sia sicuro e che gli effetti correlino con la quantità di cellule iniettate, mantenendosi per oltre 12 mesi», dimostra «che possiamo procedere alla fase successiva del trial clinico (fase 2), anche grazie alla disponibilità delle cellule staminali già prodotte e conservate in Casa Sollievo della Sofferenza, grazie alla quale, unico caso al mondo, la disponibilità del farmaco cellulare non sarà più un problema». Entrambi gli scienziati hanno concluso: «Ora si apre la strada verso studi di efficacia più ampi, che seguiranno a breve».

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