lunedì 22 novembre 2010
Chiusi molti cinema e teatri, fermi i set dei film e quelli delle fiction, niente attori nemmeno nei programmi tv. Sciopero generale per il comparto, che ha incrociato le braccia contro le restrizioni imposte dalla Finanziaria alla cultura, il mancato rinnovo degli sgravi fiscali per il cinema, il prosciugamento del fondo unico per lo spettacolo. Al governo è stata imputata la mancanza di una vera politica culturale.
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L'intero settore dello spettacolo ha proclamato per oggi una giornata di sciopero generale contro i tagli a risorse e occupazione. Lo sciopero generale è «contro i tagli nella Finanziaria 2011, contro l'immobilismo sulle necessarie riforme di sistema per salvaguardare l'occupazione e per lo sviluppo dei settori», come si legge in una nota di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil, Flda, Fai, Unda.Si asterranno dal lavoro per l'intera giornata i lavoratori della musica, del teatro e del cinema, che chiedono tra le altre cose l'approvazione della legge sulla tutela sociale dei lavoratori dello spettacolo, di riportare il Fus (Fondo unico per lo spettacolo) 2011 almeno al livello del 2008 cioè 450 milioni di euro, la conferma del rifinanziamento per il prossimo triennio degli incentivi fiscali, i rinnovi dei contratti collettivi nazionali delle fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri di prosa e della produzione cinematografica.Il settore chiede poi l'apertura di un tavolo ministeriale «per concordare la possibilità di accedere alla attivazione di tutti gli strumenti di protezione sociale (a partire dalle figure artistiche) e politiche di riemersione per i settori della produzione culturale e dello spettacolo volti a tutelare i lavoratori stabili e precari del settore», e di un tavolo interministeriale «che coinvolga il ministero dei Beni e attività culturali, dell'Economia, del Lavoro, e del Turismo e le Infrastrutture e Attività produttive, nonché l'Anci e la Conferenza Stato-Regioni, finalizzato a concretizzare quelle necessarie sinergie e semplificazioni amministrative fondamentali per la riorganizzazione del sistema».
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