mercoledì 16 gennaio 2013
Braccia incrociate il 12 febbraio: protesta contro i tagli alla spesa e sulla tutela legale. La prima astensione nazionale delle due categorie farà saltare un migliaio di interventi programmati.
COMMENTA E CONDIVIDI
Il 12 febbraio i ginecologi e le ostetriche incroceranno le braccia: niente parti programmati, esami o visite (eccetto le emergenze). Il primo sciopero nazionale delle sale parto rischia di bloccare, secondo i sindacati che lo hanno indetto, l'attività di tutti i punti nascita italiani: quindi, niente parti cesarei programmati e induzione di parti programmati, per un totale di circa 1.100 interventi stimati che dovranno essere rinviati o anticipati. L'astensione dal lavoro riguarderà, oltre ai punti nascita ospedalieri del Sistema sanitario nazionale, anche i consultori familiari e gli ambulatori ostetrici extraospedalieri. Non solo: fatte salve le urgenze, che saranno garantite, il black-out riguarderà anche l'attività dei consultori e degli ambulatori ostetrici dove non verranno effettuati esami clinici, visite specialistiche ed ecografie.Sono pronti anche allo "sciopero del voto" se le forze politiche resteranno sorde alle proposte della categoria, esasperata dai tagli che "che mettono a rischio l'assistenza" e dall'esplosione del contenzioso medico legale, che non permette di lavorare serenamente, hanno spiegato le associazioni rappresentanti dei professionisti oggi in conferenza stampa a Roma. Si tratterebbe di 15 mila voti in meno: tanti sono, infatti, gli operatori del settore.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: