sabato 5 marzo 2022
«Dobbiamo essere pragmatici e responsabili, senza se e senza ma. È un dovere morale il sostegno alla popolazione, un argine alla violenza di Putin che teme la libertà e minaccia le democrazie»
Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra

Il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra - Imagoeconomica

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Non era in piazza, ma è schierata a difesa del popolo ucraino. La Cisl più che all’utopia della "cancellazione della guerra" crede al sostegno concreto e immediato all’aggredito. «Non possiamo rimanere inerti, né rinunciare a fare la cosa giusta», dice Luigi Sbarra.

Segretario, la Cisl non ha aderito alla manifestazione a Roma perché improntata a una "neutralità attiva" che rischia di essere ambigua. Vedete troppa equidistanza del movimento pacifista tra aggressore e aggredito?

Guardi, la Cisl è per la pace e per sollecitare con forza e determinazione la fine di questo conflitto. Ma non si può essere equidistanti né neutrali tra chi difende la propria terra e chi invece massacra uomini, donne e bambini, prende di mira le centrali nucleari e mette a rischio tutta l’Europa. Bisogna essere pragmatici e responsabili. Non si può avere sempre in tasca un "ma" o un "se" e mettere sullo stesso banco degli imputati Putin, la Nato, l’Europa e l’Italia.

Non temete che il sostegno di Italia ed Europa all’Ucraina anche attraverso l’invio di armi finisca per coinvolgere noi e la Nato nella guerra?

Putin ha dichiarato che considera anche le sanzioni un atto di guerra. E allora che facciamo, ritiriamo anche quelle? Il punto è che non si può fare la cosa sbagliata per paura delle conseguenze delle cose giuste. Invadendo l’Ucraina Putin ha attaccato anche l’Europa, il suo modello liberale, le sue democrazie. È il "germe" della libertà che lo spaventa. E allora, fornire il sostegno umanitario, materiale e logistico alla popolazione di Kiev e ai suoi resistenti è il minimo che si possa fare. Un dovere morale e un argine alla violenza di un autocrate che mira a indebolire l’Ue. Aggiungo che è anche l’unico modo per aiutare la popolazione che in questi giorni con immenso coraggio è scesa in piazza a Mosca, a San Pietroburgo e in altre città sfidando la polizia e indicando al mondo che la Russia non è Putin.

La resistenza armata è l’unica opzione per cercare la pace?

No. La comunità internazionale è già impegnata con azioni concrete, sanzioni esemplari e con tutti gli strumenti diplomatici per fare cessare le ostilità. Bisogna intensificare questi sforzi come anche Papa Francesco ha sollecitato. Ma nello stesso tempo bisogna sostenere con azioni di solidarietà concrete le popolazioni che sono allo stremo. A Kharkiv sono morti più di 2mila persone, tra cui cento bambini. Come si può rimanere inerti di fronte a questo orrore?

Come pensate di aiutare concretamente il popolo e i lavoratori ucraini?

Abbiamo proposto a Cgil, Uil e alle associazioni di imprese di aprire una sottoscrizione in tutti i luoghi di lavoro a favore dei profughi, delle famiglie coinvolte e della popolazione ucraina. Pensiamo ad una raccolta su base volontaria che permetta di devolvere la somma pari ad un’ora di lavoro ad un fondo per finanziare programmi di aiuto, come cibo, vestiario, medicine alloggi. Ad ogni ora concessa dal lavoratore andrebbe ad aggiungersi un contributo equivalente dell’impresa. Ci sembra il modo migliore per dare un contributo concreto a chi fugge o ha perso tutto. In caso non arrivino risposte celeri, siamo prontissimi a muoverci da soli.

E per i profughi che arriveranno qui che iniziative si possono mettere in campo per il lavoro?

Dobbiamo sostenere i profughi assicurando accoglienza e assistenza, offrendo percorsi di inclusione sociale, formazione e riqualificazione. Molti di loro sono laureati, hanno esperienza e potenzialità. Può diventare un’occasione per incrociare la domanda e l’offerta di lavoro specializzato di cui le imprese hanno bisogno, coinvolgendo anche le agenzie di collocamento private, gli enti locali, le associazioni di categoria. Certo, molto dipenderà dalla durata dello scenario di guerra.

Sull’Italia si scaricheranno comunque forti tensioni economiche: aziende che lavorano con la Russia in difficoltà, rincari delle materie prime per tutti. Come chiedete di agire al Governo?

Bisogna agire contemporaneamente su due fronti: in primo luogo sostenere le imprese italiane e le famiglie calmierando gli aumenti dei prezzi e delle tariffe dei beni energetici. Stiamo spingendo il Governo a valutare anche uno scostamento di bilancio per ridurre le tasse in maniera forte ai lavoratori, ai pensionati e alle imprese che investono e assumono. L’inflazione si combatte con una nuova politica dei redditi, rinnovando i contratti, aggiornando l’Ipca e detassando tutti gli aumenti contrattuali di primo e secondo livello. Dall’altro lato bisogna aprire un confronto serio per un nuovo piano energetico per superare i ritardi e i veti degli ultimi vent’anni, aumentando subito la produzione nazionale di gas, e sbloccando tutti gli investimenti sull’utilizzo delle fonti alternative e rinnovabili. Basta con la logica dei no che tanti danni ha fatto al nostro Paese.


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