mercoledì 10 novembre 2021
Processo a Lanusei, assolti 8 comandanti
Nessun colpevole per i “veleni” del Poligono militare

Ansa

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A dieci anni dall’apertura dell’inchiesta e a sette dall’inizio del dibattimento, il tribunale di Lanusei mette la parola fine al processo sui cosiddetti «veleni di Quirra», nel poligono militare interforze di Perdasdefogu, in Ogliastra. «Assolti perché non c’è idonea prova che abbiano commesso il fatto» è il verdetto che la giudice monocratica Nicole Serra pronuncia dopo 4 ore di camera di consiglio nei confronti degli otto imputati, i comandanti che hanno guidato il poligono dal 2002 al 2010 la cui attività, secondo l’accusa, avrebbe portato a danni ambientali e malattie.

Si tratta dei generali del poligono centrale, Fabio Molteni, Alessio Cecchetti, Roberto Quattrociocchi, Valter Mauloni, Carlo Landi e Paolo Ricci e dei comandanti del distaccamento a mare di Capo San Lorenzo, Gianfranco Fois e Francesco Fulvio Ragazzon, tutti accusati di «omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri» per non aver interdetto le aree dove si svolgevano brillamenti e lanci di missili.

Commozione e qualche lacrima per i quattro alti ufficiali dell’Aeronautica presenti in aula, Ragazzon, Ricci, Quattrocciocchi e Cecchetti. «Sono stati anni di dolore per le famiglie e danni enormi per le carriere dei militari», ha commentato l’avvocato Andrea Chelo, uno dei difensori. «Speriamo che questa sentenza ponga fine a una serie di racconti che non hanno mai trovato riscontro in tutto ciò che è emerso dall’accusa a processo», ha aggiunto l’avvocato Leonardo Filippi.

Di segno opposto il commento del Pm Biagio Mazzeo che aveva chiesto 4 anni di reclusione per i comandanti del poligono centrale e 3 anni per gli ufficiali del poligono a mare: «Leggeremo le motivazioni della sentenza per valutare una eventuale impugnazione. Dispiace che non ci siano colpevoli per certe illiceità che noi riteniamo provate: il disastro ambientale e malattie e infortuni derivanti dalle attività del poligono».

L’inchiesta della magistratura si era aperta con grande clamore mediatico alla fine del 2010, da parte dell’allora procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi che indagava per disastro ambientale. Ma prima c’erano stati anni di denunce inascoltate sugli effetti della cosiddetta «sindrome di Quirra», una frazione nel territorio di Perdadefogu, in cui sorge il poligono più grande d’Europa, dove secondo l’accusa, si sono verificati decine di casi di tumori rari, malformazioni di neonati e animali e decessi sospetti, a causa, si diceva all’epoca, delle nanoparticelle all’uranio impoverito derivanti dall’attività del poligono.

Nel 2012 il Pm decretò il sequestro del poligono e la riesumazione di 18 salme di pastori, nelle cui tibie i consulenti della Procura hanno rilevato la presenza di torio radioattivo e altri metalli pesanti cancerogeni. Ma già in fase di udienza preliminare l’inchiesta si sgonfia per l’esito della perizia dell’esperto del politecnico di Milano Mariano Mariani ordinata dal gup Nicola Clivio. Secondo il perito, a Quirra «non c’è stato nessun disastro ambientale».

Da qui il proscioglimento di 12 indagati su 20 e il rinvio a giudizio degli otto comandanti con accuse derubricate a «omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri». Il processo si apre nell’ottobre 2014, con 40 parti civili ammesse, tra cui i Comuni del territorio, civili e militari che si sono ammalati o parenti delle persone decedute, allevatori uniti sotto l’egida della Coldiretti, il comitato antimilitarista «Gettiamo le Basi» e la Regione Sardegna.

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