venerdì 10 giugno 2016
A 22 anni uccisa e data alle fiamme alla Magliana il 29 maggio dall’ex fidanzato. Il pianto e il ricordo di chi le voleva bene. «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio»
La strage di donne: deriva di malvagità di Marina Corradi
L'addio Sara. Dolore e desiderio di giustizia
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Gocce di pioggia mentre usciva dalla chiesa, verso il cimitero. Gocce anche sulle scarpette da ballo posate dalla mamma sulla bara, bianca. Se n’è andata così, verso il cimitero, stamani, Sara Di Pietrantonio, la ventiduenne uccisa e data alle fiamme alla Magliana il 29 maggio scorso dall’ex fidanzato, reo confesso, Vincenzo Paduano. La chiesa era piena di gente che ha voluto salutarla un’ultima volta. «Dobbiamo continuare a dare una risposta di fede cristiana e di umanità alla sofferenza causata dal male», ha detto padre Jess Dajac, il parroco di "Santa Maria Madre della Divina Grazia" a Ponte Galeria: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Preghiamo di accompagnarla in paradiso». Proprio a qualche centinaio di metri da qui, da questa chiesa, Sara era stata massacrata poco meno di due settimane fa. «Giustizia ci dovrà essere – ha detto sua mamma, Tina Raccuia –. Mi batterò per questo fino allo stremo, con la tua stessa tenacia, ma niente potrà consolarci mai per questa perdita». Aveva cominciato dicendo: «Cara Sara, tutti ti vogliono bene perché sei allegra, solare, affettuosa, piena di energie e interessi, testarda fino all’estremo. Brava». Sua figlia - era andata avanti – «amava il ballo, la musica. Era sempre pronta ad ascoltare tutti, sempre bella». Ma «un gesto crudele ti ha portato via, ha fermato il tuo cammino gioioso». Infine l’invito: «Combattete sempre per i vostri sogni, fate come ha fatto lei. Grazie Sara». E la mamma, composta, ripiega il suo foglio e torna a sedere. Non riesce a trattenere le lacrime la cugina di Sara, chiedendole perdono: «Ti chiedo scusa se non ci sono stata quando avrei dovuto». Un ex compagno di scuola legge emozionato: «Non ho mai provato niente di simile per nessuno. Mi hai aiutato nei momenti difficili e ora ti ringrazio. Insieme a te è morta una parte di me». Fuori, vicino all’ingresso della chiesa, sono appesi i disegni che i bimbi della scuola d’infanzia Santa Maria Madre della Divina Grazia le hanno dedicato: «Ciao Sara, sarai l’angelo più bello», hanno scritto. Tanti fiori, ugualmente bianchi, sono sulla bara e tutt’intorno. Un "cordone di sicurezza" circonda l’edificio, le telecamere sono rimaste fuori. «È tutto scritto ed è qui dentro e viene tutto via con me», hanno scritto su un cartellone con le foto di Sara e sono le parole di una canzone di Ligabue, fra le preferite della ragazza. Il parroco legge un messaggio del vescovo di Porto-Santa Rufina prima dell’omelia. «Quello che avrebbe dovuto essere un progetto di vita è diventato violenza e morte», scrive monsignor Gino Reali: senza Sara «la comunità si impoverisce, ci ritroviamo nella sofferenza e nel pianto. Ci rimane il ricordo di una ragazza piena di talento è di interessi, studiosa e amorevole verso parenti e amici». Anche padre Jess è commosso. «Cari genitori – dice – vi sosteniamo con la preghiera. Di fronte a questa grande prova ci sentiamo umanamente inadeguati, ma il nostro silenzio non significa resa». Allora il sacerdote chiede di «continuare a dare risposta alla sofferenza creata dal male con la preghiera e le fiaccolate». E venti minuti dopo mezzogiorno Sara esce dalla chiesa, portata a spalla e deposta nel carro funebre. La gente batte le mani, rintoccano lentamente le campane. E mamma, papà Alberto, il fratellino Alessandro, le zie Anna e Luciana, la nonna, tanti, tantissimi amici la salutano.
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