mercoledì 7 febbraio 2018
Un lungo cammino iniziato il 7 febbraio 1968 da Andrea Riccardi con un piccolo gruppo di liceali che volevano cambiare il mondo. Oggi è presente in tutti i continenti
La marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant'Egidio il 1° gennaio di quest'anno (Siciliani)

La marcia della Pace promossa dalla Comunità di Sant'Egidio il 1° gennaio di quest'anno (Siciliani)

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La Comunità di Sant'Egidio compie 50 anni e festeggerà questo importante traguardo sabato pomeriggio a San Giovanni in Laterano, con una celebrazione presieduta dal Cardinale Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. Parteciperanno autorità delo Stato e della Chiesa, ma soprattutto il "popolo di Sant'Egidio", gente di ogni età, proveniente da tutti i quartieri della Capitale, insieme ai poveri che ne fanno parte e a tanti amici che ne accompagnano il cammino iniziato il 7 febbraio 1968 a Roma da Andrea Riccardi con un piccolo gruppo di liceali che volevano cambiare il mondo. Oggi Sant'Egidio, che Papa Francesco ha ribattezzato "la Comunità delle 3 P" (Preghiera, Poveri, Pace), continua a nutrire lo stesso sogno con tanti amici che lo condividono.

Presente in tutti i continenti, con oltre 60 mila persone di tutte le età e condizioni sociali, guarda al futuro e all'impegno che l'attende in un mondo globalizzato ma sempre più privo di riferimenti. "Siamo contenti di avere scoperto in questi anni, insieme a tante persone nel mondo, la gioia del Vangelo", ha dichiarato il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo.

Con un nome scelto negli anni Settanta dal luogo dove aveva trovato una casa, a Sant'Egidio, nel cuore di Trastevere, è partita un'avventura che ha portato la Comunità nelle periferie umane ed esistenziali dei diversi continenti, dall'impegno tra i poveri di ogni condizione (senza dimora, anziani soli, bambini di strada in Africa e in America Latina, minori che crescono alle Scuole della Pace) fino ai programmi per la cura dell'Aids e la registrazione anagrafica (con i progetti DREAM e BRAVO!), dal dialogo interreligioso secondo lo "spirito di Assisi" al lavoro per la pace, dopo quella ottenuta il 4 ottobre 1992 per il Mozambico, fine di una guerra civile che aveva fatto un milione di morti.

Oggi continua la grande sfida per la costruzione di un mondo più umano a tanti livelli, come la vicinanza ai senza dimora, per vincere l'isolamento sociale, o i Corridoi Umanitari per salvare vite umane e favorire l'integrazione, solo per citarne alcuni. Sabato al Laterano, alla fine della liturgia si farà festa con tutti i partecipanti: anziani in difficoltà, a cui Sant'Egidio è particolarmente vicino, senza dimora che soffrono non solo per il freddo dell'inverno ma anche per quello della solitudine, disabili, alcuni dei quali inseriti in percorsi artistici e lavorativi, immigrati che da anni stanno vivendo l'esperienza dell'integrazione nel tessuto sociale e civile italiano, compresi coloro che sono arrivati con i Corridoi Umanitari.

"Un popolo in cui si confonde chi aiuta e chi è aiutato, perché tutti possono fare gratuitamente qualcosa per gli altri, e che vive oggi, ancora di più, la necessità di lavorare per la pace, minacciata in troppe parti del mondo - dice ancora Impagliazzo -. Quella di Roma, una festa aperta a tutti gli amici della Comunità e ai rappresentanti delle istituzioni è solo la prima di tante altre che vivremo negli oltre 70 Paesi in cui è presente Sant'Egidio, dall'Europa all'Africa, dall'Asia all'America Latina".

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