mercoledì 20 luglio 2011
Punta al risanamento il nuovo consiglio di amministrazione che si riunirà venerdì. Oggi l'autopsia dell'ex vicepresidente morto suicida Mario Cal.
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Mentre il nuovo mana­gement lavora al sal­vataggio dell’Ospe­dale San Raffaele, l’inchiesta sulla morte di Mario Cal pro­cede spedita. Questa mattina, a Milano, sarà eseguita l’au­topsia dell’ex vicepresidente della Fondazione San Raffae­le che si è tolto la vita lunedì sparandosi un colpo di pisto­la alla testa. La dinamica dell’episodio ap­pare chiara, tuttavia il sostitu­to procuratore della Repub­blica, Maurizio Ascione, ha a­perto un’indagine per istiga­zione al suicidio a carico di i­gnoti. Un «atto dovuto». Già poche ore dopo il decesso, il pm ha ascoltato i testimoni intervenuti a prestare i primi aiuti a Cal. Tra questi anche il responsabile della sicurezza dell’Ospedale San Raffaele che, per facilitare i soccorsi, ha spostato la pistola infilan­dola poi in un sacchetto. A­scione non esclude di ascol­tare anche i vertici del gruppo - compreso lo stesso fondato­re, il 91enne don Luigi Verzè ­provato dalla morte del suo al­ter ego - , per ricostruire i mo­tivi di preoccupazione che hanno indotto Cal a spararsi. Motivi che sarebbero in larga parte riconducibili alla grave situazione debitoria dell’isti­tuto che, però, secondo fonti della procura, non giustifi­cherebbero il suicidio. Cal si sarebbe anche sentito «assediato mediaticamente» e avrebbe meditato a lungo di togliersi la vita. Il magistrato inquirente sta anche analiz­zando le due lettere lasciate dal dirigente alla moglie e al­la segretaria; brevi scritti in cui avrebbe chiesto perdono. I­noltre, il nipote di Cal avreb­be dichiarato al pm che tre giorni fa lo zio si sarebbe infor­mato circa la capacità della Smith & Wesson calibro 38, che Mario Cal deteneva legal­mente, di ammazzare una persona. «Non mi ero reso conto delle sue intenzioni», a­vrebbe spiegato il nipote. Intanto, i riflettori restano puntati sulla situazione con­tabile della Fondazione. In se­guito al suicidio di Cal i pm Luigi Orsi e Laura Pedio han­no acquisito fascicoli e docu­mentazione appartenuta al­l’ex numero due. I debiti, sti­mati in oltre 900 milioni di eu­ro, in parte dovrebbero esse­re ripianati dal nuovo gruppo dirigente. I termini dell’inter­vento finanziario della nuova compagine, però, non sono stati ancora comunicati uffi­cialmente nonostante l’avve­nuto insediamento nel consi­glio di amministrazione. Per­ciò al vaglio della Procura di Milano c’è l’ipotesi di avanza­re un’istanza di fallimento. A questa decisione i magistrati arriverebbero qualora non si giungesse, in tempi strettissi­mi, a presentare un piano di ristrutturazione e rilancio. Venerdì è prevista la riunione del cda dell’istituto che pochi giorni fa ha visto il passaggio di consegne al management voluto dalla Santa Sede. Men­tre lunedì prossimo l’azienda incontrerà i sindacati, «preoc­cupati » dalle vicende finan­ziarie della holding sanitaria. Il cda uscente avrebbe dovu­to presentare entro ieri al tri­bunale fallimentare la do­manda di concordato, così da evitare l’avvio delle procedu­re di fallimento. Il cambio dei vertici offre però alla Fonda­zione ancora qualche giorno di respiro prima di correre in tribunale a fermare il conto al­la rovescia.
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