sabato 25 gennaio 2014
Dalla San Marco, primo bilancio del pattugliamento del Mediterraneo per prevenire naufragi di immigrati.​
COMMENTA E CONDIVIDI
Vite salvate, più di ottomila. Nel «quadrato ufficiali» il contram­miraglio Francesco Sollitto che comanda il 29° gruppo navale tiene un briefing per il sottosegretario alla Dife­sa, la senatrice Roberta Pinotti, qui a bordo per fare il punto dei primi tre me­si dell’operazione «Mare Nostrum». L’al­to ufficiale snocciola i numeri dei di­sperati salvati da morte sicura e dei no­stri militari (non solo marinai) che li hanno accolti a bordo, curati e assistiti. Bisogna però leggere questi numeri in filigrana: c’è paura, disperazione, fatica, sofferenza, e c’è poi la commossa sod­disfazione di chi è consapevole di aver salvato una vita.
 
Di vite umane ne hanno salvate tante. In questo mese di gennaio che non è ancora finito sono state recuperate dai barconi in balia delle onde 1.300 per­sone. Tra loro molti bambini. Gli ulti­mi, oltre duecento, una volta curati e rassicurati, sono stati trasferiti proprio ieri al centro di accoglienza di Augusta trasportati dalla nave «Libra». Ecco un po’ di questi numeri. In pochi mesi i naufraghi recuperati in mare so­no stati 8.020, mentre quelli ospitati a bordo delle cinque unità navali impe­gnate nell’operazione «Mare Nostrum» sono stati 6.142, di cui 437 donne e 569 bambini. L’operazione ha anche fina­lità giudiziarie: ad oggi sono state arre­state 16 persone a bordo di 'navi ma­dre', quelle imbarcazioni cioè che pren­dono a bordo i profughi per poi abban­donarli al loro destino in prossimità del­la costa italiana.
 
A bordo della nave «San Marco» operano anche uomini del mi­nistero degli Interni, con il compito di identificare i naufraghi e di indagare su­gli scafisti che lucrano su questo traffi­co. Da un mese, alle unità della Marina italiana si è aggiunta la nave slovena «Triglav» che tornerà in patria il 29 no­vembre. «È un piccolo segnale», dirà il sottosegretario. Forse l’Europa comin­cia a preoccuparsi per quanto avviene in questo immenso specchio di mare, 43 mila chilometri quadrati, cinque vol­te la Sicilia. E mentre il contrammira­glio offre questi dati alla senatrice Pi­notti, vediamo spesso annuire, soddi- sfatti, il capo di Stato Maggiore, l’am­miraglio Giuseppe De Giorgi e il co­mandante della squadra navale, l’am­miraglio Francesco Maria Foffi. «Sono qui – dice la senatrice Pinotti in­contrando tutto l’equipaggio schierato – per conoscere direttamente le vostre attività, per misurare le difficoltà che af­frontate ogni giorno.
 
Le acque presi­diate – aggiunge – costituiscono non so­lo la frontiera italiana, ma dell’intera Europa. Eppure proprio qui, a poche miglia di distanza dal nostro suolo, di­sperazione e speranza s’incontrano troppo spesso con il più bieco cinismo delle organizzazioni criminali impe­gnate nell’immigrazione clandestina». Un altro appello poi all’Europa: «L’Ita­lia – dice – non può essere abbandona­ta nell’affrontare queste grandi trage­die umanitarie. Sinergie, integrazione e il pieno coinvolgimento della Ue sono quanto mai irrinunciabili». E poi lancia un’idea: «Perché la nave slovena non verrà sostituita con un’imbarcazione di un altro Paese dell’Ue? Sarebbe un bel segnale».
 
L’ammiraglio De Giorgi è soddisfatto del bilancio, ma sottolinea: «Tutto questo non sarebbe possibile fra cinque anni, perché di unità navali ne avremmo e­sattamente la metà. Molte navi an­dranno in disarmo. Vedo però una vo­lontà del Governo di provvedere, que­sto significherebbe lavoro e maggiore efficienza della nostra difesa marina». Gli fa eco l’ammiraglio Filippo Maria Foffi: «Dovrebbero tutti comprendere che lo scenario geopolitico indica, e non da oggi, una nuova centralità del Medi­terraneo e del mare in generale che di­venta un tramite e una fonte di prospe­rità per tutto il mondo. Questo mare va difeso, a cominciare da tutte le forme di piraterie sempre più agguerrite». E i pi­rati, insieme agli scafisti, abitano sul­l’altra sponda, proprio di fronte a noi.
​​
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: