martedì 23 aprile 2019
Tensioni e polemiche tra i giallo-verdi anche durante le feste, ma il dl Crescita dovrebbe vedere la luce. Si cerca mediazione finale sulla norma per la capitale
«Salva Roma» oggi al bivio. Si cerca l'intesa tra Lega e 5s
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È arrivato il momento per il governo di sciogliere le riserve e dare corpo a quelle intese finora lontane (e forse ancora non del tutto raggiunte) sul decreto Crescita. Oggi il Consiglio dei ministri dovrebbe varare il provvedimento che contiene una serie corposa di misure, e che, con lo 'Sblocca cantieri', dovrebbe sostenere la crescita del Pil per lo 0,1 per cento. Ma fino all’ultimo resta incerta la sorte del capitolo 'Salva Roma', oltre che di quello per i rimborsi ai 'truffati' delle banche. La pausa per le feste pasquali è servita solo a sollevare ulteriori polemiche, con la Lega convinta che o si salvano tutti i comuni in dissesto o nessuno. E che comunque non si debba tenere la norma dentro al dl crescita. Insomma, prima di avviare la ricerca di un compromesso, i due azionisti di maggioranza si sono lasciati andare alle accuse reciproche sui diversi fronti aperti. Tra questi, il caso Siri ancora scottante (alimentato dalla mozione di sfiducia presentata dal Pd).

E però una sintesi oggi andrà fatta. Se la Lega non intende fare nessuno sconto alla Capitale, per i grillini si tratta di una norma «a costo zero». La disposizione prevede la chiusura dal 2021 della gestione commissariale del maxi debito pregresso da 12 miliardi di Roma. «La Lega forse non ha capito di cosa si tratta, visto che parliamo della chiusura di un commissariamento a costo zero che permetterà ai romani di non pagare più gli interessi su un debito vecchio di 20 anni che creò proprio il centrodestra con Berlusconi al governo», dicono fonti 5 stelle.

«Nessuna norma salva Raggi», incalzano altrettanto anonime fonti leghiste. «Non esistono comuni di serie A e serie B – ripetono il ritornello del leader leghista Salvini – . O si aiutano tutti i comuni o nessuno. La Lega non vota norme che creano disparità».

Insomma, il teatrino va avanti fino all’ultimo momento, per tenere aperte le diverse porte. E alla fine la norma potrebbe restare nel testo, offrendo una sponda per il salvataggio anche agli altri comuni a rischio dissesto, o, in alternativa, integrandola con la possibilità per i grandi comuni di rinegoziare i tassi di interesse sui vecchi mutui. Una soluzione ribattezzata 'Salva Italia' che rischia però di avere un impatto sui conti.

Getta acqua sul fuoco il viceministro dell’Economia pentastellato, Laura Castelli, che replica a Salvini, per il quale «i Comuni vanno salvati tutti, perché così si salvano i servizi ai cittadini». Castelli concorda e nega divergenze. «Nel dl, come abbiamo fatto ogni volta che ce n’è stato bisogno, verranno inserite norme utili a risolvere le problematiche di molti Comuni, ognuno con una specificità. Ma in tanti casi non serve una norma di legge, e per questo stiamo lavorando su tanti tavoli».

Così il Consiglio dei ministri potrebbe chiudersi con una ennesima ricucitura, anche stando alle parole del ministro dell’Interno Salvini: «Io di perdere tempo a fare polemiche non ho voglia e neanche di votare prima del previsto». E qualcosa dovrebbe muoversi anche per Alitalia, altro capitolo ancora fumoso. Ma la tensione resta alta e al Senato già si fanno i conti per l’ennesimo voto che fa tremare i gialloverdi: su Siri i 5 stelle potrebbero non essere così compatti.

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