mercoledì 21 giugno 2023
Il rapporto della Cattolica denuncia la riduzione delle risorse per la salute pubblica e le carenze organizzative. Ricciardi: così si richia di avere un sistema sempre più povero e solo per i poveri
Italiani in cattiva salute per abitudini sbagliate e crisi del Ssn

ANSA

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Si è usciti con fatica dal Covid, con un’assistenza sanitaria che ha mostrato diversi elementi di crisi (soprattutto nella medicina territoriale) ma che – anche grazie al Pnrr – può essere riorganizzata per vincere le sfide del futuro. A cominciare dalla sempre crescente tendenza all’invecchiamento e alle cronicità aumentate della popolazione, ad un programma di screening di prevenzione e delle vaccinazioni che non decolla oltre il 50% della popolazione (pur con molti divari regionali) e a stili di vita degli italiani che non migliorano. Anzi. Il ventesimo rapporto Osservasalute 2022, curato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane nell'ambito di Vihtali, spin off dell'Università Cattolica, traccia un quadro della salute degli italiani che è in serio rischio, colpita da cattivi stili di vita e poca prevenzione, nonché da un invecchiamento irrefrenabile della popolazione che vede, in assenza di una quota sufficiente di nuovi nati (nel 2021 i nati sono stati poco più di 400 mila, 4.500 in meno rispetto al 2020), l’età media degli italiani superare i 46 anni e supererà i 50 anni tra meno di 30 anni, quando con pochi bambini diverremo un popolo di anziani e adulti attempati. Tutto ciò rischia di entrare in rotta di collisione con un sistema sanitario sempre più fragile e sotto-finanziato, specie se lo si confronta con i sistemi sanitari dell’Unione Europea.

Ufficio stampa Cattolica

Ciò che accadrà nel futuro, tuttavia, dipenderà dalle scelte che si faranno. Lo dice senza mezzi termini Walter Ricciardi, direttore del rapporto Osservasalute, per cui «non si capisce come e perche' un paese del G7, come l'Italia, possa dare servizi sanitari ai propri cittadini con il 6,1 per cento del Pil, una percentuale assolutamente inadeguata a risolvere i problemi strutturali». Il nostro Paese infatti, aggiunge, «non ha ancora capito che, se non facciamo adeguata prevenzione, saremo inondati di casi di malattia che non potremo affrontare perchè non avremo la possibilità di curare tutti i nostri malati». In più, è l’allarme lanciato da Ricciardi, «il destino sarà quello di avere un servizio sanitario nazionale pubblico sempre più povero per i poveri, che rimarranno in lista d'attesa e sulle barelle dei pronto soccorsi per giorni prima di essere ricoverati, e un servizio sanitario differenziato per chi, in alcune regioni o grazie al proprio livello economico-sociale, avrà la possibilità di pagarsi il servizio».

Walter Ricciardi

Walter Ricciardi - Ufficio stampa Cattolica

La salute del sistema sanitario nazionale

I dati parlano chiaro, nel 2022 la spesa sanitaria pubblica si è attestata a 131 miliardi (6,8% del Pil), la spesa a carico dei cittadini a circa 39 miliardi (2% del Pil). I confronti internazionali evidenziano, nel 2020, che la spesa sanitaria dell’Italia, a parità di potere d’acquisto, si è mantenuta significativamente più bassa della media UE-27, sia in termini di valore pro capite (2.609€ vs 3.269€) che in rapporto al Pil (9,6% vs 10,9%).

«Il settore della sanità sta uscendo faticosamente dalla crisi generata dalla pandemia. Non siamo ancora in grado di stabilire quali 'danni collaterali' alla salute degli italiani abbia causato l'emergenza sanitaria – sottolinea il direttore scientifico di Osservasalute Alessandro Solipaca in occasione della presentazione del rapporto annuale - Certo è che non ci sarà un aumento consistente del finanziamento ordinario del Servizio Sanitario Nazionale da parte dello Stato». Tra le proposte per superare l’empasse, il direttore scientifico suggerisce «una modernizzazione dell’organizzazione del Ssn, dei processi e degli strumenti, investendo nella medicina territoriale, considerando inoltre il Pnrr una occasione unica».

Il nostro Paese si colloca al tredicesimo posto della graduatoria dei Paesi Ue per la spesa pro capite, sotto Repubblica Ceca e Malta e molto distante da Francia (3.807€ pro capite) e Germania (4.831€), mentre la Spagna presenta un valore di poco inferiore a quello dell’Italia (2.588€). Germania, Olanda, Austria e Svezia sono i Paesi con la spesa pro capite, a parità di potere d’acquisto, più elevata, prossima o superiore ai 4.000€. Per la spesa sanitaria rispetto al Pil, l’Italia occupa la decima posizione insieme alla Finlandia. Francia e Germania sono i Paesi con l’incidenza più elevata, superiore al 12%; i confronti internazionali confermano che la spesa sanitaria in Italia, anche nel primo anno di pandemia, si colloca su livelli inferiori rispetto a quelli di altri importanti Paesi dell’UE (Francia e Germania) e al di sotto della media europea, sia in termini di valore pro capite (2.609€ vs 3.269€) sia in rapporto al PIL (9,6% vs 10,9%).

Alessandro Solipaca

Alessandro Solipaca - Ufficio stampa Cattolica

La salute degli italiani

Sempre meno sportivi, troppo sedentari (soprattutto i giovani) e più depressi. Come se non bastasse un accorciamento dell’aspettativa di vita che si è ridotta di 1,2 anni nel 2021 rispetto al 2019, complice anche la pandemia, il rapporto Osservasalute evidenzia una grande differenziazione territoriale anche per quanto riguarda gli stili di vita. In generale, tuttavia, gli italiani sono sempre più in sovrappeso (il 12% della popolazione, quasi 6 milioni di adulti, è obesa e, complessivamente, il 46,2% dei soggetti di età superiore a 18 anni è in eccesso ponderale) e poco attivi, con più di un terzo delle persone (33,7%) che ha dichiarato di non praticare sport o attività fisica nel tempo libero (30,3% degli uomini e 36,9% delle donne).

La sedentarietà è dilagante anche tra i più giovani. Infatti, si evidenzia tra il 2020 e il 2021 un forte decremento della pratica sportiva tra i bambini e adolescenti di età 3-17 anni. La sedentarietà, inoltre, in tutte le fasce d’età è, infatti, aumentata dal 22,3% al 27,2%. Il diabete, poi, dilaga tra gli obesi (il 15,5% di loro ne soffre) e i sedentari (quasi il 12%). In più gli italiani sembrano sempre più depressi: a partire dagli anni 2011-2012, a livello nazionale il volume prescrittivo dei farmaci antidepressivi ha registrato inizialmente un lieve aumento, pari a +1,8% dal 2013 al 2016, mentre successivamente l’aumento è stato decisamente più significativo, con i valori che tra il 2017 ed il 2021 hanno registrato un +10,4%.

Ma è anche l’ambiente in cui viviamo che non aiuta e ci fa ammalare. Riguardo ai fattori di rischio ambientali, il rapporto mette in luce che, nel 2020, nelle acque superficiali, sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei punti di monitoraggio (nel 2018 la percentuale era 77,3% e nel 2017 era 72,4%). La maggiore presenza di pesticidi in Umbria (94,1%), Puglia (86,4%), Sicilia (81,6%), superano il 70% Piemonte, Lombardia e Veneto.

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