sabato 1 luglio 2023
Intesa storica fra cinque partiti sulla soglia a nove euro. Ma Renzi non ci sta: Iv voterà solo i punti condivisi. Scettico Sbarra (Cisl): il tema va affrontato con le relazioni sindacali
Luigi Sbarra, segretario della Cisl

Luigi Sbarra, segretario della Cisl - Archivio

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Sul salario minimo le opposizioni sono quasi tutte unite. A rimanere fuori dall'accordo per arrivare a un testo di legge condiviso fra Pd, M5s, Azione, + Europa e Alleanza Verdi e Sinistra è Matteo Renzi (Italia Viva), che si dice ugualmente distante dal governo e dal “campo largo” e annuncia emendamenti al testo, votando a favore dei soli punti condivisi. Si tratta, in ogni caso, di una prima assoluta: mai i cinque partiti avevano trovato un terreno comune in Parlamento dall’inizio della legislatura. Le forze politiche di minoranza avevano presentato sei testi in cui, con qualche sfumatura, era prevista l’istituzione di un salario minimo allo scopo di combattere il lavoro povero. Dopo le limature al testo andate avanti per settimane all'interno dei gruppi parlamentari, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Carlo Calenda e Riccardo Magi possono annunciare con un comunicato congiunto di aver messo nero su bianco i punti qualificanti della proposta. E il più qualificante di tutti è la soglia del salario minimo fissata a nove euro. I cinque leader concordano sulla «necessità di un intervento a garanzia dell’adeguatezza delle retribuzioni dei lavoratori, in particolare di quelli in condizione di povertà anche per colpa dell’inflazione, è un elemento qualificante dei nostri programmi elettorali », spiegano nella nota. «È giunto il momento di dare piena attuazione all’articolo 36 della Costituzione che richiede che al lavoratore sia riconosciuta una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e sufficiente a garantire un’esistenza libera e dignitosa per sé e per la propria famiglia», continuano. Per raggiungere l’obiettivo, la proposta di legge prevede che al lavoratore di ogni settore economico sia riconosciuto un trattamento economico complessivo non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, salvo restando i trattamenti di miglior favore. Sono sette i punti in cui si articola la proposta di legge. Il testo propone la soglia minima inderogabile di nove euro all'ora per tutelare in modo particolare i settori più fragili e poveri del mondo del lavoro, nei quali è più debole il potere contrattuale delle organizzazioni sindacali. Inoltre «la giusta retribuzione così definita non riguardi solo i lavoratori subordinati, ma anche i rapporti di lavoro che presentino analoghe necessità di tutela nell'ambito della parasubordinazione e del lavoro autonomo». Prevista anche «una Commissione composta da rappresentanti istituzionali e delle parti sociali comparativamente più rappresentative che avrà come compito principale quello di aggiornare periodicamente il trattamento economico minimo orario». I proponenti chiedono «sia disciplinata e quindi garantita l'effettività del diritto dei lavoratori a percepire un trattamento economico dignitoso». E che «sia riconosciuta per legge l'ultrattività dei contratti di lavoro scaduti o disdettati ». E infine che venga «riconosciuto un periodo di tempo per adeguare i contratti alla nuova disciplina e un beneficio economico a sostegno dei datori di lavoro per i quali questo adeguamento risulti più oneroso». Appare scettico Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl: «Il tema del salario minimo va affrontato non con la legge, ma attraverso il rilancio e il rafforzamento delle relazioni sindacali libere e della contrattazione collettiva nazionale e decentrata».

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