venerdì 14 luglio 2023
Insorgono le opposizioni. Pd: il governo umilia milioni di lavoratori poveri. M5s: è uno schiaffo a chi non arriva a fine mese. Il ministro Calderone: non credo serva una legge
Maggioranza presenta un emendamento soppressivo alla Camera

Ansa

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Non s’ha da fare. La maggioranza unita ha infatti presentato in commissione Lavoro della Camera un emendamento soppressivo dell'intera proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo a 9 euro l'ora. Questo perché, stando a fonti della maggioranza, «nonostante le numerose audizioni svolte in commissioni, la maggior parte delle quali hanno espresso contrarietà a un salario minimo regolato per legge le opposizioni hanno preferito fare di un tema così importante un totem di propaganda in vista dell'estate, ponendo un muro sulla proposta da noi avanzata di una discussione a 360 gradi sulla contrattazione, il welfare aziendale e lavoro povero da avviare a settembre». Se l'emendamento soppressivo del centrodestra in commissione Lavoro alla Camera al salario minimo passasse (la Commissione si riunirà la prossima settimana), la proposta di legge di tutta l'opposizione approderebbe comunque in Aula ma con il mandato contrario al relatore. Il testo è in calendario per la discussione generale alla Camera il 28 luglio e a quel punto andrebbe espresso comunque un voto per un eventuale rinvio in commissione o una sospensiva. A ribadire, ancora una volta, la posizione dell’esecutivo stamane ci ha pensato il ministro del Lavoro Maria Elvira Calderone: «Non credo al salario minimo per legge perchè io credo alla buona contrattazione collettiva e soprattutto credo veramente nel valore delle parti sociali e soprattutto nel valore rappresentato dalla qualità delle relazioni industriali in Italia».

Il ministro del Lavoro Calderone

Il ministro del Lavoro Calderone - ANSA

Le opposizioni all’attacco

La decisione della maggioranza ha fatto saltare sulla sedia le opposizioni a cominciare da Pd e M5s. «La maggioranza presenta un emendamento per cancellare con un tratto di penna la proposta delle opposizioni sul salario minimo senza offrire neanche la possibilità di un confronto, di un dialogo – dice la segretaria dem Elly Schlein - Ma così facendo non umilia le opposizioni: umilia lavoratrici e lavoratori poveri, abbandonandoli alla morsa dell'inflazione e alle conseguenze disastrose dei provvedimenti di questo governo». Da qui una richiesta a Fdi, Lega e Fi: «La maggioranza ci ripensi e approvi con noi questa proposta». A rincare la dose via Twitter il responsabile economico del Pd Antonio Misiani. «Sul salario minimo la destra ha gettato la maschera. Nessuna contro proposta, nessuna ricerca di un punto di incontro con le opposizioni – scrive - Un no puro e semplice. Pregiudiziale. Ideologico. Uno schiaffo in faccia a tre milioni di lavoratrici e lavoratori sottopagati e sfruttati»

Duro anche il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. È «uno schiaffo a giovani, donne e uomini che non arrivano a fine mese. Non hanno fatto ancora nulla, invece, per cancellare la vergognosa decisione dello scorso 5 luglio di ripristinare i vitalizi in Senato. Vi è chiaro? Salario minimo no, vitalizi massimi sì. Noi continueremo a oltranza e senza sconti la nostra battaglia per il salario minimo in Aula», scrive via social l’ex premier.

Parla invece di vergogna della destra il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Avs Angelo Bonelli. «Dopo l'elemosina di stato di 1 euro al giorno, dalla destra arriva l'ennesima umiliazione: l'emendamento soppressivo dell'intera legge sul salario minimo proposta da noi insieme alle opposizioni – dice - Non hanno ritegno e non hanno alcuna attenzione alla poverta' sociale e alle condizioni di lavoro di chi oggi lavora per 3 euro l'ora». Per Italia Viva-Azione la destra boccia la proposta senza avere una soluzione alternativa. «La risposta della maggioranza non si è fatta attendere – aggiunge il capogruppo Azione-Italia Viva alla Camera Matteo Richetti - sul salario minimo bloccano la legge e la loro controproposta è: nulla, i lavoratori sottopagati possono attendere».

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