mercoledì 3 novembre 2010
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La «fase conclusiva» della procedura di indentificazione, fotosegnalamento e affidamento di Karima El Mahroug, ormai nota come Ruby, «è stata operata correttamente. Non sono previsti ulteriori accertamenti». Lo ha assicurato il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, di fatto riconoscendo che la polizia di Milano agì nel rispetto delle norme. Per un istante le parole del procuratore fanno tirare un sospiro di sollievo a Niccolò Ghedini: «La telefonata (quella fatta da Berlusconi alla polizia, ndr) quindi – dice l’avvocato del Cavaliere – non ha avuto influenza alcuna sulle autonome ed impeccabili decisioni della Questura». Liberati ha però precisato di riferirsi alla «fase conclusiva» dell’indagine. In piedi rimangono le investigazioni sulle ore precedenti all’affidamento di Ruby alla consigliera regionale Nicole Minetti.La procura dovrà vagliare una serie di ipotesi. Tra queste, se da di parte Silvio Berlsuconi vi sia stato o no un tentativo di indebita pressione sui funzionari di polizia, a cui era stato spiegato che Ruby «è la nipote del presidente egiziano Mubarak».Nel fascicolo d’indagine milanese, nato da una inchiesta su un giro di prostitute d’alto bordo, stanno inoltre confluendo le clamorose dichiarazioni raccolte dai pm antimafia di Palermo che hanno sentito una giovane di 27 anni. Si chiama Nadia Macrì e un mese fa, quando nulla si sapeva del «caso Ruby», ha raccontato di aver avuto alcuni incontri sessuali con Berlusconi e di essere stata ricompensata in due occasioni con 5mila euro. Originaria di Reggio Emilia, Macrì è definita da alcuni siti internet come "cubista". Gli incontri intimi con il premier sarebbero avvenuti nella residenza di Arcore e a Villa Certosa, in Sardegna, al termine di feste a cui avrebbero partecipato anche «politici, avvocati, notai». La donna ha detto di essere entrata nel «giro delle feste del presidente» dopo avere conosciuto alcuni anni fa l’attuale ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta. Come per Ruby il tramite sarebbe stato l’impresario dei vip Lele Mora, che l’avrebbe accompagnata da Emilio Fede. Brunetta ha ammesso di conoscere la Macrì, ma ha smentito di aver avuto con lei incontri a luci rosse. «Mi è stata presentata quattro anni fa, nel corso di un convegno. In lacrime – ricorda Brunetta – mi espose le sue serie difficoltà personali e familiari». Prima di congedarla il ministro le suggerì di affrontare i suoi problemi rivolgendosi all’avvocato Carlo Taormina.Il nome della Macrì è stato fatto da Perla Genovesi, 32enne collaboratrice di giustizia ed ex assistente di un parlamentare del Pdl, arrestata nei mesi scorsi per traffico internazionale di droga. Genovesi, originaria di Parma, ha raccontato ai pm di Palermo di feste a base di donne e coca. L’avvocato Ghedini nega categoricamente, sostenendo che le precedenti inchieste su Villa Certosa hanno chiarito tutto.Il racconto delle ragazze, assai dettagliato, contiene alcuni «non ricordo». Nell’inchiesta però starebbero entrando altre accompagnatrici disposte a confermare punto per punto.
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