lunedì 1 ottobre 2018
L'Ispi: meno sbarchi ma più morti e dispersi in mare. Cinque anni dopo il naufragio del 3 ottobre 2013, a Lampedusa il ricordo delle 368 vittime di una delle più grandi stragi del Mediterraneo
In settembre un migrante morto o disperso ogni 5 partiti dalla Libia
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Il 3 ottobre è il giorno della memoria e non solo per Lampedusa, tragico teatro cinque anni fa del naufragio in cui morirono 368 migranti, una delle più gravi catastrofi del Mediterraneo.

Almeno venti i dispersi; i superstiti furono 155, di cui 41 minori, quasi tutti non accompagnati. Il barcone era a mezzo miglio dall'isola, a un soffio dalla salvezza, quando un incendio acceso a bordo a mo' di segnalazione per chiedere aiuto, lo fece colare a picco.

Si disse allora la più grande tragedia del Mediterraneo. Di lì a poco, e poi nei mesi e anni successivi, seguirono altri drammi immani. Si fece appello all'Unione europea fin lì colpevolmente assente, con Lampedusa e l'Italia lasciate sole.

A distanza di cinque anni un nuovo studio dell'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) mette in luce che il tasso di mortalità lungo la rotta del Mediterraneo centrale non è mai stato così alto: nel settembre del 2018 il 20 per cento di chi è partito dalla Libia risulta morto o disperso. Secondo il ricercatore Matteo Villa dell'ISPI solo il 10 per cento dei migranti partiti dalla Libia nell'ultimo mese è riuscito ad arrivare in Europa sano e salvo, mentre il 70 per cento di loro è stato intercettato dalle motovedette libiche e riportato indietro.

I numeri assoluti da gennaio 2014 a oggi parlano di 17mila persone morte o disperse nel Mediterraneo, nonostante negli ultimi due anni ci sia stato un calo degli sbarchi di migranti sulle coste europee rispetto agli anni passati, dovuto soprattutto agli accordi con la Turchia prima e con la Libia successivamente, il tasso di mortalità è aumentato. Infatti, le traversate sono sempre più pericolose e le operazioni di ricerca e soccorso in mare ad opera delle navi delle Ong hanno subito diverse restrizioni di tipo legale e logistico.



I dati dell'ISPI confrontano tre periodi: 16 luglio 2016-15 luglio 2017; 16 luglio 2017- maggio 2018; giugno-settembre 2018.

Nel primo periodo, quello dei 12 mesi precedenti al calo degli sbarchi, in Italia sono arrivate irregolarmente dal mare 532 persone al giorno. Nel periodo da luglio 2017 a maggio 2018, il numero è sceso del 78%, per un totale di 117 persone al giorno. Il periodo che va da giugno a settembre 2018 ha fatto registrare un'ulteriore riduzione degli sbarchi (circa 61 al giorno).

Calcolando invece i morti in mare, si stima che nel periodo precedente al calo degli sbarchi siano annegate poco meno di 12 persone al giorno. Il periodo da luglio 2017 a maggio 2018 è stato accompagnato da una netta diminuzione del numero assoluto dei morti, sceso a circa 3 persone al giorno. Da giugno 2018 a settembre 2018 vi è stato invece un nuovo aumento del numero di morti e dispersi (8 persone al giorno).

Lo studio dell'ISPI analizza il costo delle politiche di deterrenza dei salvataggi in mare e rileva che «alla luce dei numeri in nostro possesso, appare come minimo dubbia l’utilità delle politiche di deterrenza nei confronti del soccorso in mare che, a fronte di una riduzione relativamente modesta degli sbarchi in Italia, negli ultimi quattro mesi ha coinciso con un forte aumento del numero di morti e dispersi».

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