venerdì 27 gennaio 2023
Dalla rivolta del 2010 alle nuove 16 unità immobiliari per 93 persone. Ora agli immigrati sarà chiesto un contributo
I nuovi immobili che accoglieranno i braccianti a Rosarno

I nuovi immobili che accoglieranno i braccianti a Rosarno - .

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Finalmente abitazioni degne per i braccianti immigrati di Rosarno. Ma c’è voluto lo scioglimento del Consiglio comunale per condizionamento della ‘ndrangheta e l’impegno della Commissione straordinaria inviata per amministrare il comune calabrese. Pochi giorni fa è stato l’anniversario della rivolta degli immigrati che nel 2010 si ribellarono alle violenze e allo sfruttamento. L’Italia scoprì le condizioni degradanti in cui vivevano. Si corse ai ripari, ma con soluzioni provvisorie, tendopoli, container, e tantissime baracche. Lo scorso 17 gennaio sul sito del Comune è comparso l’Avviso pubblico «per l’assegnazione delle unità abitative del “Villaggio della solidarietà” sito in Rosarno in contrada Carmine a lavoratori immigrati stagionali». Casette nuove, 16 unità abitative, per 93 posti, ma è solo il primo passo al quale seguiranno presto altre strutture.

«Vogliamo superare la situazione drammatica degli insediamenti informali e delle case invivibili in paese dove si paga in nero, in un’ottica di garanzia dei diritti civili. Non forza e manganelli» ci spiega il viceprefetto Antonio Giannelli, coordinatore della Commissione. Ma ci sono voluti ben 14 anni, una vera vergogna. Ad aprile 2009 la commissione straordinaria che anche allora guidava il Comune sciolto per mafia, aveva presentato un progetto da realizzare nell’area della Betom Medma, ex cementificio confiscato alla cosca Bellocco, finanziato con 2 milioni di euro dal ministero dell’Interno. I lavori partono ma poi vengono fermati nel 2013, quando sono quasi completati, per un’interdittiva antimafia.

Il “Villaggio” viene completamente vandalizzato. E il 19 marzo 2016 è occupato da alcune famiglie locali (note alle forze dell’ordine) che mettono degli striscioni con la scritta “Prima i rosarnesi”. Solo nel marzo 2019 vengono sgomberate. Ma da allora non si è fatto nulla. Fino a oggi, quando è tornata una commissione straordinaria dopo l’arresto del sindaco e di altri esponenti dell’amministrazione. E si fa davvero sul serio. Il bando è rivolto a «lavoratori stagionali immigrati, con regolare permesso di soggiorno, in condizioni di precarietà abitativa e, in via prioritaria, a coloro che, tra questi soggetti, siano impiegati in aziende e consorzi di esse, con sede operativa del Comune di Rosarno».

Ma si chiede anche la collaborazione degli imprenditori. Infatti la graduatoria sarà fatta sulla base di alcune priorità. Due punti per migranti regolari attualmente soggiornanti nel campo container di Testa dell’Acqua, due punti alle richieste con sottoscrizione da parte delle aziende e consorzi con sede a Rosarno, un punto se le aziende sono fuori comune. Ma c’è anche altro. «Non vogliamo che diventi un luogo dove vengono i caporali - ci spiega ancora il viceprefetto -. Infatti prevediamo anche un pulmino per il trasporto dei braccianti sui luoghi di lavoro. Per questo chiederemo agli imprenditori quali sono le loro necessità». Un progetto che si realizza anche grazie alla stretta collaborazione coi sindacati e le Ong. «Due delle casette saranno destinate ai soggetti fragili, con disagio psichico. Abbiamo chiesto l’aiuto della Comunità di Sant’Egidio ». Un “Villaggio della solidarietà” ma anche della responsabilità. Infatti agli immigrati sarà chiesto un contributo di 60 euro al mese, che potranno pagare anche gli imprenditori, inoltre è previsto un Regolamento per quanto riguarda la vita nel Villaggio, che offrirà anche attività di formazione e integrazione. Il tutto realizzato e gestito con fondi e assistenti sociali comunali, perché non sono previsti fondi statali, oltre ai 700mila euro utilizzati per il ripristino dei moduli abitativi e la messa in sicurezza dell’area.

«Ma non ci fermeremo al Villaggio» assicura con convinzione il viceprefetto. Il progetto di housing sociale prevede anche, finalmente, l’utilizzo dei sei appartamenti realizzati in un edificio confiscato al clan Pesce. I lavori erano stati finiti nel 2018, ma col cambio di amministrazione, la stessa poi commissariata, tutto si è bloccato. «Abbiamo completato alcuni lavori e ora manca solo la sistemazione di alcune carte », annuncia Giannelli, ma presto saranno disponibili per i lavoratori immigrati stagionali. Ci vorrà invece più tempo per le sei palazzine bianche a tre piani, 36 appartamenti, realizzate nel quartiere “Serricella”. «Abbiamo trovato lavori fatti male, irregolarità, mancanza di collaudi. Per completarle abbiamo chiesto un finanziamento alla Regione. Ma siamo intenzionati a finire entro il nostro mandato». Prorogato a settembre, perché a Rosarno c’è ancora molto da lavorare e non solo per gli immigrati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla rivolta del 2010 alle nuove 16 unità immobiliari per 93 persone. Ora agli immigrati sarà chiesto un contributo A sinistra, i nuovi immobili che accoglieranno i braccianti a Rosarno

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