mercoledì 20 aprile 2011
Dopo lo stop deciso ieri dal governo il ministro dello Sviluppo a Palazzo Madama sulle prospettive energetiche del Paese. E sull'atomico dice: «Rinviamo fino alla verifica dell'Unione europea».
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«Abbiamo rivisto l'impostazione sul nucleare data nel 2009 e rinviamo una decisione così importante ad un chiarimento complessivo in sede Europea». Lo ha detto al Senato il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, spiegando i motivi della decisione del governo di bloccare le norme necessarie alla costruzione delle centrali nucleari.«I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere fra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull' onda d'emozione assolutamente legittima ma senza motivi chiarezza», afferma il ministro dello sviluppo economico. «Il rientro nel programma nucleare» deciso dal governo nel 2009 «era coerente con un quadro che è drammaticamente cambiato» dopo l'incidente in Giappone. «Coerenza vuole che la riflessione si trasformi nella revisione di quel programma» ha aggiunto Romani.L'Italia, dopo la decisione di bloccare la costruzione delle centrali nucleari, parteciperà alla costruzione «del nuovo nucleare europeo» . E' quanto afferma il ministro dello sviluppo economico Paolo Romani intervenendo nell'aula al Senato rilevando come il nostro paese «vuole partecipare a pieno titolo alla stesura dei nuovi standard di sicurezza» europei e per questo «siamo definendo gli aspetti organizzativi dell'agenzia per la sicurezza del nucleare». Romani ha spiegato come il nuovo programma vedrà «la partecipazione nella nuova costruzione dei nuovi standard Ue, la presenza industriale nella filiera e uno sforzo scientifico di approfondimento per il nuovo nucleare europeo».L'Italia dice un nuovo addio al nucleare. Dopo il disastro di Fukushima che ha causato un ripensamento in tutto il mondo, il governo fa retromarcia e va addirittura oltre le scelte di appena un mese fa. Superando la moratoria decisa dal consiglio dei ministri il 23 marzo, un emendamento presentato dall'esecutivo allo stesso decreto omnibus (e su cui il Senato voterà domani) stabilisce lo stop alla realizzazione delle quattro centrali previste dal programma di rientro dell'Italia nell'energia atomica e rimanda a dopo l'estate le prossime decisioni in materia energetica. Una mossa che appare come una scelta quasi definitiva ma che, secondo l'opposizione ed i fautori del referendum contro l'atomo, nasconde solo l'ennesimo trucco del governo per aggirare il voto popolare e per rientrare poi quanto prima nel piano nucleare. "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare tenendo conto dello sviluppo tecnologico e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea - recita l'emendamento - non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare". Allo stesso tempo, Palazzo Chigi precisa anche che con l'emendamento presentato in Senato "viene affidata al Consiglio dei Ministri la definizione di una nuova Strategia energetica nazionale. La Strategia - puntualizza il governo - terrà conto delle indicazioni stabilite dall'Ue e dai competenti organismi internazionali".
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