giovedì 31 maggio 2018
L'Associazione 21 luglio boccia la gestione della Giunta Raggi: i tre campi regolari da chiudere sono ancora aperti, non si fermano gli sgomberi forzati, scolarizzazione dimezzata
 Il "Piano rom" del Campidoglio un anno dopo è rimasto sulla carta
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Era il 31 maggio 2017 quando Virginia Raggi annunciava, coi toni della grande occasione, la svolta del Campidoglio per il superamento dei campi rom. «Finalmente è finita l’epoca delle parole - scandiva la Sindaca - e con questa Amministrazione si passa ai fatti. Il superamento dei campi rom diventa realtà». Cosa si è realizzato di quel progetto a dodici mesi esatti dal solenne annuncio? Poco o nulla, afferma l’Associazione 21 luglio. «Il piano rom della Giunta Raggi è un fake plan», un piano fasullo, è il giudizio dell’organizzazione dopo 15 sopralluoghi, 5 interviste con associazioni impegnate in loco (da Arci a Comunità di Sant’Egidio), due con la Croce Rossa che ha vinto un bando per il campo della Barbuta e una con la direttrice dell’Ufficio speciale rom di Roma Capitale. Un «piano di carta, con un impianto teorico, ma una forte disconnessione dalla realtà», sostiene il presidente della 21 luglio, Carlo Stasolla, che vede confermate le sue previsioni pessimistiche espresse nel 2017 al momento della presentazione.

A Roma sono circa 6.900 le persone rom che vivono in emergenza abitativa, lo 0,24% della popolazione romana. Circa 4.400 vivono in 17 insediamenti formali (tra "villaggi attrezzati", Lombroso, Candoni, Gordiani, Castel Romano, Salone e La Barbuta, recintati e isolati dal contesto cittadino, solitamente costituiti da container. Poi ci sono 11 insediamenti storici, quasi tutti progettati e costruiti dalle passate Amministrazioni comunali, privati nel corso degli anni di alcuni servizi essenziali, oggi impropriamente definiti "campi tollerati": Salviati 1, via Spellanzon, Arco di Travertino, Schiavonetti, ex Fiera di Roma, via dell'Arcadia, via delle Sette Chiese, via Ortolani, via Grisolia, Monachina. Camping River, uno di questi, è stato declassato dal Comune a "informale", in sostanza abusivo, nella seconda metà del 2017, in vista della sua chiusura.

Il Piano rom della Giunta Raggi intendeva partire dalla chiusura di tre campi: Camping River, dove vivono 420 persone, poi Monachina dove ne abitano 115 persone, e La Barbuta con 586 rom. Quali sono i risultati in questi tre insediamenti un anno dopo il lancio del progetto? Nessun progresso reale: le condizioni di vita sono peggiorate (ad esempio a Camping River dopo il declassamento e la sospensione dei pochi servizi forniti), più in generale 1.000 bambini rom a Roma non sono più iscritti a scuola
nell'anno scolastico 2017/2018 (per colpa dei tagli del 2015 della Giunta Marino sui piani di scolarizzazione, confermati dalla giunta Raggi) rispetto all'anno 2015/2016, e dal 15 giugno100 famiglie del Camping River verranno privati dei container in cui vivono, infine 700 persone nel corso dell'anno sono state sgomberate forzatamente, senza le garanzie procedurali fissate dall’Onu per queste procedure emergenziali.

Per il presidente della 21 luglio Carlo Stasolla dunque «il piano è esemplare delle strategie dell’amministrazione Raggi sul sociale: una forte comunicazione, molto di impatto, e al tempo stesso l’assenza di azioni concrete che incidano positivamente sulle persone e sulla comunità. In assonanza, cioè, con quanto visto con il Contratto di governo nazionale. Non sono indicati né tempi, né copertura, ma solo un appello all’Europa per avere fondi. Sullo sfondo, un distacco molto importante dalla realtà, partendo da un quadro totalmente sbagliato».

Perché? Il piano ammette alle misure di sostegno solo i rom censiti dalla Polizia di Roma Capitale nel 2017, 4.503 in 11 campi formali, «senza considerare i 1.600 nei 300 campi informali». Un terzo dei rom di Roma. Per loro solo gli sgomberi, 28 in un anno, che sono costati circa 880mila euro. Del Camping River poi si era decisa la chiusura il 30 settembre 2017. Mai fatta perché le misure progettate (corsi per l’avvio al lavoro, sostegno all’affitto a chi presentava un contratto) non sono mai state realizzate. Il 15 giugno è stato annunciata appunto la rimozione dei container. Per la Monachina il bando per i servizi per il superamento è andato deserto. Per La Barbuta ha vinto l’unico concorrente, la Croce Rossa, che ha solo iniziato censito i residenti. Per il superamento di Monachina e La Barbuta, il Piano rom prevedeva l'uso delle risorse europee messe a disposizione dal Pon-Metro 2020, fondi ottenuti dalla Giunta Marino, pari a 3,8 milioni di euro. I fondi dunque non mancano, tutto il resto - almeno a un anno di distanza - ancora non si vede.



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