giovedì 27 aprile 2023
Domani si parlerà di “Accoglienza è pace: gli articoli 10 e 11 della Costituzione”. Con il vicepresidente della Cei, il presidente di “Rondine Cittadella della Pace” e il direttore di Avvenire
Roccella Jonica a un bivio. «Diteci che tipo di accoglienza fare»
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Arrivi di immigrati a Roccella Jonica più che raddoppiati rispetto al 2022. E addirittura decuplicati rispetto al 2021. Nei primi 4 mesi dell’anno, nel porto del comune in provincia di Reggio Calabria, sono arrivate 2.315 persone, su 12 imbarcazioni. Lo scorso anno erano state meno di mille su 7 barche. Due anni fa appena 200 su 3 barche. «La macchina amministrativa comunale è sicuramente affaticata ma il territorio tiene e continua a rispondere bene. Non ci sono tensioni» assicura il sindaco Vittorio Zito.

Il paese della Locride è stato a lungo una “prima linea” dell’accoglienza dimenticata e trascurata dal governo, malgrado qui arrivino immigrati da due rotte, quella turca e quella dalla cirenaica. Barche a vela con 80100 persone e pescherecci con centinaia di immigrati, anche più di 6-700. E la seconda è quest’anno la più calda, con barconi soccorsi dalla Guardia costiera, con operazioni lunghe e complesse che hanno portato migliaia di immigrati oltre che a Roccella, anche a Crotone, Catania, Augusta e Pozzallo. Ma diversamente che nelle altre località, a Roccella l’unica struttura è un grande tendone per 200 persone, che spesso ne ha ospitati il doppio e il triplo. Così un mese fa il sindaco aveva lanciato un ultimatum. «Do una settimana di tempo per avere risposte certe dal governo. Poi farò in modo che mi ascoltino». E qualche risposta è arrivata, anche se insufficiente. «Solo sulla questione economica. Prima eravamo bloccati, non potevamo più fare impegni di spesa. Ora ci danno degli anticipi». Ma, aggiunge, «non basta se non si decide cosa deve essere Roccella e come deve essere gestita. Attualmente non è né un Hotspot né un Centro di prima accoglienza. Non possiamo mischiare le due cose. Se è un hotspot gli immigrati non possono starci per un mese e mezzo, non li posso privare della libertà per tutto questo tempo. Se è un Centro di prima accoglienza serve fare un lavoro con la popolazione. Un lavoro lungo».

In questo senso va il penultimo appuntamento del ciclo di incontri dedicati al 75° anniversario della Costituzione, “Cittadini di sana e robusta Costituzione”, promosso dall’Amministrazione comunale. Domani, all’ex Convento dei Minimi si parlerà di “Accoglienza è pace: gli articoli 10 e 11 della Costituzione”. Interverranno il Vicepresidente della Cei e Vescovo di Cassano all’Jonio, Francesco Savino, il Presidente e fondatore dell’associazione “Rondine Cittadella della Pace”, Franco Vaccari e il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. «Pochi lo ricordano – spiega Zito – ma la condizione dello straniero è tra i principi fondamentali della Costituzione. Se si è predisposti all’accoglienza si è facilmente costruttori di pace. È questo il senso della e accentata ». Intanto, in attesa che il governo decida su “cosa deve essere Roccella”, ci si muove per migliorare l’accoglienza. Il Comune ha presentato un progetto per sostituire la tensostruttura con una più moderna con riscaldamento e colonnine per ricaricare i cellulari. Sono stati poi pubblicati due bandi per 10 bagni chimici (ora ce ne sono solo 3) e per l’acqua potabile. Ma a preoccupare è la forte presenza di minori non accompagnati. Lo scorso anno ne sono arrivati 863, quest’anno siamo già a 170, tutti affidati al sindaco, come prevede la legge. Attualmente sotto il tendone ce ne sono 35, arrivati il 23 aprile, e presso la parrocchia altri 20, arrivati il 14. «Non è accettabile che restino un mese nella tenda, come già successo. Serve una struttura per loro. Inoltre non ho un ufficio che possa seguire costantemente questa tematica, non siamo attrezzati per questi numeri».

Per fortuna in aiuto di Roccella, oltre alla concreta collaborazione della prefettura, si sono aperte altre porte della Locride. «Altri comuni che non sarebbero tenuti a ospitare gli immigrati arrivati in un comune diverso, lo fanno, con spirito di cooperazione. Non so se in altre parti d’Italia si sarebbe fatto lo stesso. È una bella Calabria che si racconta poco». Zito certo non tace. «Sono tre anni che facciamo i salti mortali e per questo siamo titolati a dire certe cose. Ora spero davvero che si faccia chiarezza sul nostro futuro. Noi siamo pronti».

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