giovedì 16 aprile 2009
Riprendere l’attività didattica, pur tra notevoli limitazioni e in condizioni precarie, è un segno della voglia di uscire dall’eccezionalità. Nelle tendopoli come negli istituti della costa dove a migliaia sono sfollati. Ieri a Monticchio hanno aperto due "scuole di campo".
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Se c’è una cosa che sa di do­mani, è la scuola. E di guar­dare al futuro, per questa gente abruzzese colpita ma non piegata, c’è un gran bisogno. Og­gi, o al più tardi lunedì, nel resto della regione molte scuole ria­prono dopo le vacanze pasquali. Non qui, nel cratere del sisma, do­ve gli istituti restano chiusi: pa­recchi per le lesioni, molti in atte­sa solo del via libera dei tecnici. Ma c’è chi, nelle tendopoli, si è già rimboccato le maniche e ha deci­so di riaprire, subito e comunque. Anche senza il timbro ministeriale. È successo ieri nelle due ten­dopoli di Monticchio dove i ra­gazzi sono già tornati sui banchi, grazie anche ai volontari dell’As­sociazione psicologi per i popoli. Succede oggi al campo di Poggio Picenze, il cui sindaco Nicola Menna è anche preside. E certo non si aspettava il clamore che ha ac­compagnato l’inaugurazione di stamattina, per la presenza an­nunciata del premier Silvio Ber­lusconi e del ministro Mariastel­la Gelmini. La prossima settima­na poi la campanella suonerà an­che ad Arischia, dove il delegato responsabile della frazione, Mar­cello Masci, è un insegnante di let­tere. Ma è tempo di tornare a scuola anche per gli sfollati negli alberghi della costa, dove le scuo­le si preparano ad aprire le classi ai nuovi arrivati. C’è gran voglia di normalità. E gli amministrato­ri locali, come i docenti, capisco­no che senza scuola, per questa terra martoriata, non ci sarà futu­ro. Tutti in classe, dunque, ieri mat­tina a Monticchio. Due i campi, Monticchio 1 accanto al Multisa­la Garden, e Monticchio 2 al cam­po sportivo. Qui opera la Colon­na mobile della Protezione civile lombarda. Nella prima tendopo­li un tendone ospita 18 bambini delle primarie in classi unificate e 8 della materna, l’altro campo o­spita i 30 ragazzi di medie e supe­riori. Per banchi ci sono panche e tavoli, ma la lavagna, con tanto di gessetti e cancellino, c’è: «È appe­na arrivata – spiegano alla segre­teria del campo – e altre due le a­spettiamo». C’è anche lo scuolabus che fa il gi­ro delle tendopoli. L’idea, subito sposata da genitori e insegnanti, è partita dall’Associazione psico­logi per i popoli, impegnata nel sostegno dei terremotati. «La no­stra è una scuola di campo – spie­ga la psicologa Claudia Cornali – che non può seguire i program­mi. Serve innanzitutto a riempire la giornata in attesa della riaper­tura ministeriale. Viviamo un con­testo straordinario e vogliamo da­re ai ragazzi un po’ di ordinarietà e regolarità. Nei campi c’è la ne­cessità di dare alle giornate una scansione temporale e insieme il gusto delle cose. Va ricostruito il futuro. Gli insegnanti sono quelli di prima. Cerchiamo di ricostitui­re la rete sociale delle comunità». E il clima, ieri mattina, era da pri­mo giorno di scuola: un bimbo che faceva i capricci, gli altri con­tenti di tornare con i compagni e di conoscerne di nuovi, visto che non tutti frequentavano la stessa scuola. Loro, i cinque psicologi, resteranno fino a maggio. Nicola Menna, prima che sinda­co di Poggio Picenze, è il preside dell’Istituto comprensivo di Na­velli, 7 plessi scolastici per 16 co­muni, tra cui quello che ammini­stra. Nella tendopoli quando ha visto i tre tendoni gonfiabili da 30 metri quadri s’è illuminato. Dalla scuola inagibile ha recuperato banchi, lavagne, quaderni. E ha allestito una classe per prima e se- conda, un’altra per terza, quarta e quinta, la terza per la scuola del­l’infanzia. I bambini del campo ora sono 25, perché molti si sono allontanati con le famiglie sulla costa. Ma da lunedì conta che gli alunni saran­no circa 80. Gli insegnanti sono i titolari. Il preside-sindaco è inter­detto per il clamore delle presen­ze istituzionali previste oggi all’i­naugurazione: «Io non ho invita­to nessuno – precisa – ma sarà un grande onore ave­re qui le massime autorità. Non mi interessa fare scoop o iniziative roboanti. Voglio solo che i bambini siano avviati verso la quotidia­neità e impegnati con la mente. Noi abbiamo avuto cinque vitti­me, due erano bambini delle pri­marie. Riaprire la scuola è anche il modo migliore per onorare il lo­ro sacrificio». Un altro che proprio non ha voglia di aspettare è Marcello Masci. De­legato del sindaco aquilano per A­rischia, il professore di lettere del-­l’Itis Amedeo di Savoia dell’Aqui­la vuole fortissimamente la ria­pertura della primaria: «Ora stiamo pensando alla sopravvivenza, ma appena tutti avranno una tenda e un pasto ci dobbiamo procurare tutto il necessario per i nostri 50 bambini. La ripresa dell’attività di­dattica è fondamentale per socia­lizzare, per tenere viva la comunità di Arischia. Sto informandomi su­gli insegnanti liberi, useremo la tenda-mensa, ci sono aziende di­sponibili per il materiale didattico e l’azienda di trasporto pubblico è disposta a darci u­no scuolabus». L’obiettivo di Ma­sci è ricreare, «più che il luogo di ap­prendimento, quello di socializ­zazione e formazione civica. In un paese la scuola è uno dei fonda­menti da cui ripartire. Se c’è una scuola e se ci sono bambini c’è u­na comunità che ha un’aspettati­va di futuro». Se per i ragazzi del popolo dei 33mila nelle 106 tendopoli la ri­presa scolastica è ardua, va un po’ meglio per quelli negli alberghi della costa. Secondo le prime sti­me, sono 2541 gli studenti sfolla­ti che si aggiungeranno a quelli lo­cali nelle province di Teramo, Pe­scara, Chieti e Ascoli Piceno. Og­gi pomeriggio la Gelmini ha incon­trato a Montesilvano, in provincia di Pescara, i dirigenti scolastici. E su input del ministero il responsabi­le della direzione scolastica regio­nale Carlo Petracca ha già emes­so una nota che autorizzano gli studenti ospitati nelle località co­stiere a iscriversi con l’autocerti­ficazione. E gli insegnanti terre­motati a lavorare negli istituti del­la costa per sostenerne il sovrac­carico. Come a Silvi, la Rimini a­bruzzese, che da 15mila residenti d’estate arriva a 100 mila. Secon­do Ada Di Blasio, che a Silvi è di­rigente scolastico alla media, «so­no 200 i bambini che frequente­ranno le nostre scuole dell’infan­zia, 100 la primaria, 100 la media. Ma ci sono anche molti altri ra­gazzi delle famiglie aquilane scap­pate nelle loro seconde case al ma­re. Se per primarie e medie ce la dovremmo fare, per la materna no. Dovremo trovare altri locali e altri insegnanti. Ma da parte nostra c’è la volontà di inserire tutti. Per al­lontanarli dalla tragedia e fargli trovare calore e amicizia».L'iniziativa del ministero: nasce la scuola itinerante. Casse di libri per i bambini delle tendopoli. Arrivano in pulmino, insieme a insegnanti e volontari che girano i vari campi per organizzare il tempo libero dei figli degli sfollati e per dare loro supporto nelle attività scolastiche in attesa di una regolare, seppur sempre provvisoria, riapertura delle scuole. L'iniziativa itinerante è promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione di concerto con l'Ufficio scolastico regionale. I volontari indossano magliette bianche con la scritta "La scuola per l'Abruzzo" stampata in celeste, la stessa riprodotta anche sul pulmino. Fino alla fine dell'anno scolastico, gireranno tutte le oltre cento tendopoli allestite dai volontari della Protezione civile, integrando le attività scolastiche che ciascun campo sta provvedendo autonomamente ad organizzare. Questa mattina erano presenti, con quattro casse di libri, nella tendopoli di Poggio Picenze (L'Aquila) dove è state inaugurata una scuola-tenda per 30 bambini, la prima ad essere aperta nell'area interessata dal sisma del 6 aprile scorso.
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