mercoledì 22 luglio 2009
COMMENTA E CONDIVIDI
Caro don Gino,da quanto letto sull’ordinanza del sindaco Moratti (i previsti mesi di sperimentazione, la successiva valutazione, etc.), non mi pare che l’ordinanza si possa liquidare con lo slogan semplificante: «tolleranza zero». Ci sono diversi modi di condurre un dialogo: nel mio intervento cercavo di spiegare che anche il porre una norma, e accompagnarla con una sanzione, fa parte di un dialogo equilibrato. Da padre, e da persona che coi padri e i figli ha lavorato per gran parte della propria vita, mi sono convinto che gli adulti, quando evitano di introdurre norme e sanzioni nel dialogo coi giovani loro affidati, spesso fingono di non possedere una funzione di orientamento che in realtà hanno, e di cui è giusto si assumano la responsabilità, nell’interesse di tutti.I divieti, e le punizioni per chi li infrange, sono premessa e accompagnamento di proposte positive che a loro volta sono certamente indispensabili; ma poco credibili (e forse anche poco utilizzabili) fino a quando si lascino i giovani in preda all’alterazione psichica e fisica.Il presidente degli Stati Uniti ha esortato qualche giorno fa i giovani americani, di ogni colore, a «non cercare scuse», e a smetterla di voler diventare rapper o giocatori di basket, per diventare invece «scienziati, dottori, ingegneri, insegnanti, giudici della Corte Suprema, e presidenti degli Stati Uniti». Questa proposta positiva arriva, e può appoggiarsi, su precedenti norme che dall’inizio del millennio hanno negli Usa fortemente indebolito l’uso della varie sostanze psicotrope, e la loro devastazione di risorse personali. In Italia, per una nuova politica che aiuti i giovani a rifiutare i vari sballi e a dedicarsi a prospettive più attraenti, occorre oggi una nuova piattaforma normativa, diversa da disposizioni (cui allude nella sua lettera), varate in contesti molto diversi, e del resto mai applicate.Infine non mi pare utile per i giovani coinvolti, e generoso per nessuno, avanzare sulle norme in questione dubbi di opportunismo politico. Lei conosce perfettamente, e infatti anche in questa lettera ne parla, la gravità della situazione. Non c’è più neppure un minuto da perdere nell’antico gioco delle reciproche delegittimazioni. È anche questo che ci ha portato dove siamo.Con stima,
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: