giovedì 15 ottobre 2009
Il ministro Vito conferma: i servizi segreti gli hanno consigliato di evitare i contatti con il pubblico. Intanto spunta il caso di un un giovane dirigente del Pd che su Facebook scrive un pensiero sconcertante: «Possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi?». Si è già dimesso.
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Nessun allarme preciso, ma Silvio Berlusconi potrebbe essere bersaglio di gesti violenti e per questo i servizi segreti gli hanno consigliato di evitare i contatti con il pubblico. È il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito a fare chiarezza. È lui a rispondere al "question time" alla Camera a un’interrogazione di Emanuele Fiano che vuole sapere quali minacce avessero spinto gli 007 ad allertare il premier, come riferito dalla stampa. Vito ascolta e conferma: «La segreteria generale del dipartimento delle Informazioni per la sicurezza rende noto che il presidente del Consiglio è stato informato della possibilità che, in ragione della sua esposizione mediatica, possa essere oggetto di contestazione in occasione di eventi pubblici». E va avanti: nessuno esclude «come peraltro già avvenuto in passato, anche gesti violenti di mitomani isolati, difficilmente individuabili in sede di azione preventiva».Più o meno alla stessa ora sulle agenzie di stampa "rimbalza" la storia di un giovane dirigente del Pd modenese inciampato sulle insidie di Facebook e della propria leggerezza: nel luogo virtuale di scambio di testi, foto e video, scrive un pensiero sconcertante: «Ma santo cielo, possibile che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi?». Tra gli amici di Facebook c’è un consigliere del Pdl che gli chiede di vergognarsi e di cancellare la scritta, ma lui non gli risponde. E quando parte la denuncia pubblica è costretto a rendersi conto del danno, anche a se stesso: si scusa con tutti, Berlusconi per primo, e si dimette.Matteo Mezzadri, 22 anni, di Savignano sul Panaro, coordinatore a Vignola e membro della segreteria provinciale dei giovani democratici, non scorderà mai questo 14 ottobre. Caduto nel vuoto l’appello dell’amico del web, ma rivale politico, si trova a gestire un guaio più grande di lui. «Un grave scivolone da parte di un esponente del Pd modenese, una autentica vergogna che si commenta da sè», fa sapere Bruno Rinaldi, consigliere provinciale Pdl, assistito dal consigliere regionale Enrico Aimi. I due, che collegano la scritta alla bocciatura del Lodo Alfano, parlano di campagna d’odio, del rischio che si trovi un volontario pronto a piantare una pallottola in testa al premier. E chiedono a Mezzadri: «Si vergogni e si dimetta, o almeno si penta ufficialmente». Passano poche ore e Mezzadri ha la voce di un giovane distrutto quando all’Ansa dice che sì, è pentito: «Chiedo scusa a tutti, mi dimetto dalle cariche del Pd, attendendo dal partito eventuali provvedimenti. Il mio è stato un linguaggio che nessuno dovrebbe avere, tantomeno uno che si occupa non solo della propria vita, ma anche di quella degli altri».Un caso isolato che, però, spiega il clima e giustifica un’allerta che Vito conferma così: «Pur in assenza, allo stato, di specifici riscontri informativi, il presidente del Consiglio è stato sensibilizzato sulla necessità di evitare contatti ravvicinati con il pubblico soprattutto in circostanze occasionali e non pianificate che, per loro natura, non consentono una puntuale e preventiva predisposizione di adeguati servizi di tutela».
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