sabato 29 giugno 2013
​I ministri del Pdl pronti alle dimissioni contro i «falchi»​. Sul futuro del partito il Cavaliere annuncia: si torna al vecchio nome e sarò ancora io il numero uno. Il Popolo della Libertà ci sarà ancora ma come alleanza-contenitore del centro destra.
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Tra falchi e colombe, caro Silvio, da che parte stai? Perché se la linea è quella dei falchi, noi ministri del Pdl siamo pronti a dare le dimissioni». È questo il discorso che hanno fatto all’unisono i ministri del Pdl, dopo aver chiesto di vedere il Cavaliere con urgenza. Del resto, la sfilza di interviste e di dichiarazioni dei "duri" di ieri lasciava pochi margini all’immaginazione: Verdini, Santanché, Brunetta, Bondi, tutti a sparare a palle incatenate contro il governo. E così Alfano, De Girolamo, Lorenzin, Lupi e Quagliariello, dopo essersi sentiti tra di loro, hanno deciso di farsi ricevere da Berlusconi. Si sono ritrovati a pranzo, tutti insieme, a Palazzo Grazioli, ospiti del Cavaliere. Presente anche Gianni Letta. Ed è lì che hanno fatto balenare l’ipotesi di dimissioni in massa. «Senza alcuna polemica, – ha chiarito un partecipante dopo l’incontro – ma se la linea dei falchi era condivisa dal capo, a noi non restava che prenderne atto subito». Berlusconi, però, li ha tranquillizzati: «Di dimissioni non se ne parla nemmeno. Il governo Letta deve andare avanti e fare le cose di cui l’Italia ha bisogno. La linea del Pdl è questa e non cambia». Ma per bloccare l’emorragia di dichiarazioni di esponenti del Pdl contro il governo, i partecipanti al pranzo hanno chiesto e ottenuto una pubblica presa di posizione da parte del loro leader. Silvio Berlusconi ha acconsentito. E così al Tg1 di ieri sera, nell’ora di massimo ascolto, ha chiarito: «È un sostegno convinto e assolutamente leale quello del Pdl al governo. Le dichiarazioni di qualche esponente del Pdl devono essere intese come uno stimolo a fare di più». Tuttavia, a ben vedere, il Cavaliere non ha del tutto rinunciato alla parte più combattiva, che tanto piace ai falchi. E davanti alle telecamere definisce la sentenza sul caso Ruby «grottesca», affermando che la magistratura «sta portando a termine la guerra ventennale» contro di lui. E, soprattutto, chiede una «profonda riforma della giustizia», che è «assolutamente necessaria». Sapendo che proprio sulla riforma della giustizia si è appena chiusa una polemica con il Pd e che le sue parole rischiano di riaprirla. Quanto al Pdl, Berlusconi sposa le tesi dell’ala oltranzista: esso non esisterà più, se non come contenitore -alleanza tra le forze di centrodestra. Per il resto, dice Berlusconi, «torneremo a Forza Italia e io temo che sarò chiamato ancora a essere il numero uno». Le divisioni tra falchi e colombe permangono tutte nel Pdl ma sono indirettamente incoraggiate dalle posizioni e dall’umore di Berlusconi. Sandro Bondi, uno che il capo lo conosce bene, spiega chiaramente: «Le fibrillazioni non dipendono da Berlusconi , bensì da una magistratura che travalica i propri confini» E accusa il Pd di «pavidità» rispetto alla riforma della Giustizia. Letta, dunque, è "sostenuto", ma per altri aspetti anche "avvisato".
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