giovedì 29 maggio 2014
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​Finalmente si torna a lavorare, abbiamo la responsabilità di rispettare alla lettera tutte le date che abbiamo annunciato». Matteo Renzi archivia definitivamente la campagna elettorale, e dopo il delicato vertice a Bruxelles rimette in ordine tutti i dossier interni. Al primo posto le riforme istituzionali. Il premier ha convocato nel primo pomeriggio un vertice con Boschi, Delrio e Lotti per fare il punto sugli emendamenti che saranno presentati oggi. Scansata per ora la tentazione di andare a vedere le carte di Forza Italia sul semipresidenzialismo, Renzi e i suoi fedelissimi si sono concentrati sul nodo dell’elezione dei senatori per trovare una mediazione. L’accordo è vicino, l’intenzione è di chiudere la prima lettura entro la fine di giugno, in modo da portare la riforma come dote all’Europa per ottenere più risorse durante il semestre a guida italiana.Lo studio del premier è un via-vai di ministri. Dopo la "squadra" delle riforme istituzionali, arriva Marianna Madia con le oltre 34mila mail recapitate al governo sulla riforma della Pubblica amministrazione. «Siamo pronti», twitta Renzi confermando la data del 13 giugno. Ma il provvedimento alla fine dovrebbe essere un disegno di legge, con tempi d’esame più lunghi. L’agenda è fitta, i provvedimenti sono incatenati l’uno all’altro. Entro la fine di luglio, spiega Poletti, il Parlamento deve licenziare la legge delega sul jobs act per consentire all’esecutivo di varare i decreti attuativi entro la fine dell’anno. Ancora più di corsa bisogna procedere con il dl Irpef: non solo bisogna salvare l’impostazione di fondo del bonus da 80 euro, ma anche estendere - come proposto da Ncd - il benefit alle famiglie monoreddito con tre figli che guadagnano più di 1.500 euro netti.Renzi è consapevole che dopo lo storico 40,8 incassato alle Europee, al primo rallentamento partirebbero spari da ogni direzione. E non è facile tenere fede a tutti gli impegni. Il premier aveva ad esempio annunciato per oggi un Cdm sui decreti legislativi della delega fiscale, ma l’incontro del governo è stato spostato a domani e, a sentire il viceministro all’Economia Casero, per avere i testi attuativi bisognerà pazientare forse un’altra settimana. Domani, però, potrebbe essere il giorno buono per varare il decreto di proroga della Tasi, da trasformare poi in emendamento al dl Irpef. Non c’è ancora una traccia, invece, per la riforma della giustizia da varare entro fine giugno.Il calendario deve innestarsi nel lavoro di ricompattamento del Pd - oggi la tappa decisiva della direzione nazionale -, e tenere conto dei problemi politici innescati dalle Europee. Una grana che Renzi eviterebbe volentieri è il possibile addio di Maurizio Lupi al dicastero delle Infrastrutture per accettare il seggio da europarlamentare e dedicarsi pienamente ad Ncd e alla ricostruzione del centrodestra. Il sostituto andrebbe trovato nell’alveo del partito di Alfano.Infine la partita europea delle nomine e delle politiche economiche. Nel vertice di martedì sera Renzi non ha fatto nomi per la Commissione di Bruxelles, ma ha chiesto il dicastero degli Esteri o una commissione economica pesante (Energia, mercato interno, mercato internazionale...) per la quale potrebbe essere indicato Enrico Letta (si vocifera anche di un coordinamento dell’Eurogruppo affidato a Padoan). Tuttavia, se l’ipotesi di Juncker presidente dovesse saltare, il premier ha in testa un piano-B con nomi e logiche nuove che per ora tiene riservate. Difficile pensare ad un presidente italiano, data la presenza di Draghi al vertice della Bce, ma la partita potrebbe avere esiti imprevedibili. Dunque nulla è da escludere. Il dossier Ue è seguito sempre con attenzione dal Colle. Ieri Napolitano ha ricevuto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco: a tema il reale potenziale di crescita del Paese e le misure espansive programmate dalla Bce.
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