martedì 9 maggio 2023
Mossa di Tajani, che avverte: «Le regole si cambiano insieme alle opposizioni». E rilancia sul premierato: «In Parlamento ha i maggiori consensi» Ma il dialogo non decolla
Le ipotesi in campo tra presidenzialismo e premierato

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Le riforme entrano nel vivo. «Voglio fare una riforma ampiamente condivisa. Ho avuto il mandato dagli italiani e tengo fede a quel mandato. Non mi interessa immaginare un uomo solo al comando, ma dico basta ai governi costruiti in laboratorio, dentro il Palazzo. Bisogna legare chi governa al consenso popolare»: accelera Giorgia Meloni, che oggi vede, uno dopo l’altro, tutti i partiti di opposizione. Ma ecco la mossa di Forza Italia. «Vogliamo ascoltare le proposte delle opposizioni, le riforme si devono scrivere insieme », interviene Antonio Tajani, come ad avvertire la presidente del Consiglio di non derubricare a semplice formalità gli incontri di oggi in cui il ministro degli Esteri sarà al suo fianco, in qualità di vicepremier. Si parte con i 5 stelle, ricevuti per primi perché subito dopo Giuseppe Conte dovrà partire per Brescia, dove , domani, sarà interrogato dal Tribunale dei ministri nell'ambito dell'inchiesta che lo vede indagato per la gestione della prima fase della pandemia.


LA VIA AMERICANA
Presidenzialismo: il capo dello Stato guida anche il governo

Al modello americano guarda un pezzo di Fdi, nella consapevolezza tuttavia che una ipotesi così radicale non possa fare strada nemmeno all’interno della maggioranza di centrodestra. In sostanza, il presidenzialismo “puro” prevede che il capo dello Stato, eletto dal popolo, sia anche e contemporaneamente il capo del governo. In sostanza, se l’Italia adottasse questo modello, i cittadini andrebbero a votare il presidente della Repubblica che allo stesso tempo diventerebbe presidente del Consiglio. Cambierebbe anche il rapporto tra governo e Parlamento, scelti in due diverse tornate elettorali: l’esecutivo non può sciogliere le Camere, ma nemmeno le Camere potrebbero “mandare a casa” il governo, perché entrambi espressioni della volontà popolare. Negli Usa, come noto, la via per destituire un presidente eletto è quella dell’“impeachment”, la messa in stato d’accusa per motivi gravi e lesivi dell’interesse della Nazione.


LA VIA FRANCESE
Semipresidenzialismo: rimane la fiducia esecutivo-Parlamento

Tra il presidenzialismo americano e il parlamentarismo italiano, si inserisce la via di mezzo del semipresidenzialismo francese. In sostanza, il presidente della Repubblica viene eletto con un sistema a doppio turno, con ballottaggio tra i due più votati al primo turno. Il capo dello Stato nomina poi il premier e ha una posizione di grande influenza sul governo. E tuttavia, l’esecutivo resta soggetto alla fiducia o sfiducia da parte delle Camere parlamentari. Anche con il semipresidenzialismo ci sono due elezioni diverse per capo dello Stato e Parlamento, quindi potrebbe verificarsi la situazione in cui la maggioranza parlamentare non rispecchia le vedute del capo dello Stato. Si tratta, dunque, di una via di mezzo che pure è presa in considerazione dalla maggioranza e che incontra qualche favore anche nelle opposizioni. Però, se l’intento è davvero quello di arrivare in fondo al cammino delle riforme in un clima di unità, sarà difficile vedere traslato in Italia il modello adottato a Parigi.


LE VIE MEDIANE
Tra il premierato, il cancellierato e l’idea di sfiducia costruttiva

Il premierato potrebbe essere una vera e propria “creazione” italiana. Se n’è parlato molto anche nell’ambito della riforma costituzionale targata Matteo Renzi. L’idea-chiave è che il premier sia eletto dal popolo, e che gli venga attribuito il potere di nominare e “licenziare” i ministri (oggi la nomina formale di un ministro viene dal presidente della Repubblica). Inoltre, il premierato prevede che il governo venga in qualche modo “blindato” rispetto al potere del Parlamento di sfiduciarlo, ad esempio attraverso l’istituto della “sfiducia costruttiva”. La sfiducia costruttiva esiste anche in Germania dove il modello è quello del cancellierato, che prevede un governo “forte” e stabile ma comunque vincolato al Parlamento. Premierato, cancellierato e sfiducia costruttiva rispondono alla necessità di una maggiore stabilità delle istituzioni e su questa piattaforma sono possibili intese trasversali.

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