sabato 27 dicembre 2014
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«Almeno in parte, un’occasione persa». Gaetano Quagliariello non nasconde delusione per le richieste non accolte sull’opting out, ma respinge al mittente le invettive di Forza Italia che fa leva anche sulle ironie del Pd contro Maurizio Sacconi, subito dopo l’approvazione del decreto attuativo del Jobs act. Ed è già tempo di bilanci, a un anno dalla formazione del Ncd che ora è il maggiore azionista di Area popolare. Un processo che il coordinatore del Ncd ripercorre in un volumetto appena uscito per Magna Carta: 'Un anno dopo, le ragioni di una nuova avventura'. Fi torna a dire che urge una riflessione per voi. Qualcuno inizia a dirlo anche al vostro interno. Mi sembrano presi da furia ideologica. Potevamo fingere che sia stato approvato un testo eccezionale. Non lo facciamo. Abbiamo ottenuto molto, non tutto quello che avremmo voluto per il Paese. Almeno per ora. Ma in ogni caso, è più di quanto il vecchio centrodestra abbia ottenuto in vent’anni. Che cosa chiedevate che non è stato accolto? Mettiamola così. A 30 anni dal divorzio non si è voluto intaccare l’indissolubilità del rapporto di lavoro, neanche prevedendo il diritto agli alimenti sotto forma di maxi-indennizzo. Renzi si è comportato da leader della sinistra. Ha conseguito un risultato tattico tenendo insieme il suo partito, nonostante le proteste della Cgil. Ma ha mancato l’occasione per una riforma compiuta del mercato del lavoro, adeguata alla fase di crisi. Ma nella crisi è anche comprensibile la necessità di paletti a tutela della 'sicurezza' del lavoro... Le norme di cui parliamo non servono a licenziare, ma ad assumere di più. È su questo che ci si confronta ed è per questo che nonostante gli indiscutibili progressi, abbiamo scelto di dire la verità e di non limitarci a cantare vittoria. Qualcuno ci vede l’esigenza, per Renzi, di ricompattare il Pd in vista dell’elezione del capo dello Stato. Se così fosse sarebbe comprensibile, persino condivisibile. Purché ciò non porti ad attenuare la carica riformista del governo. E voi come vi porrete con il vostro drappello? È più di un drappello: quasi 80 parlamentari iscritti ai gruppi e un processo più ampio che ne coinvolge circa 90, anche ex di Scelta Civica o ex M5S con i quali c’è un rapporto direi quotidiano. Ci sarà un veto a candidati marcatamente del Pd? Non porremo veti e non ce ne aspettiamo da parte del Pd. Non si tratta di discutere sulle formule, ma sui nomi, sulle garanzie che possono dare. Con il vostro apporto un candidato del Pd potrebbe passare alla quarta votazione. Il candidato non dovrà essere solo del Pd, e neppure solo della maggioranza. Ma di uno schieramento più ampio, che includa anche Fi. Però Berlusconi ha detto che il suo centravanti potrebbe essere Salvini. Aveva detto lo stesso di Torres al Milan, poi ha cambiato idea. Mi auguro che faccia lo stesso con Salvini. La sua destra e la nostra proposta non sono compatibili. Berlusconi e Fi dovranno scegliere. Anche per questo aspetto, l’elezione del capo dello Stato sarà un’elezione di sistema, che ridisegnerà gli schieramenti.
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