martedì 28 gennaio 2020
Il vescovo di San Severo, Giovanni Checchinato, prende posizione dopo l’ennesimo atto intimidatorio contro un’azienda che si occupa di raccolta dell’immondizia
I 23 mezzi bruciati della ditta Buttol di San Severo (Foggia)

I 23 mezzi bruciati della ditta Buttol di San Severo (Foggia) - Ansa

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«Nessuno abbassi la testa e perda la speranza» e «manifesti il proprio impegno nella lotta ai poteri criminali con le scelte che compie nel proprio quotidiano». Ma «è necessario che la politica faccia la sua parte». Sono le forti parole del vescovo di San Severo, Giovanni Checchinato, dopo l’incendio – quasi sicuramente doloso – che nella notte tra sabato e domenica ha distrutto 23 compattatori della ditta campana Buttol, azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti solidi urbani nel centro della Capitanata. L’ennesimo atto violento e criminale nel Foggiano in queste caldissime settimane.

Per questo, scrive il vescovo, «la diocesi di San Severo condanna con forza il vile e inqualificabile gesto» che, denuncia monsignor Checchinato, «colpisce non solo l’azienda e i suoi lavoratori, ai quali va la la mia personale solidarietà e la vicinanza di tutta la Chiesa locale, ma anche i cittadini che si trovano ad affrontare in queste ore numerosi disagi». Il vescovo ribadisce «la fiducia nelle forze dell’ordine che indagano sull’accaduto », dicendosi consapevole «che lo Stato sta affermando la sua presenza con l’aumento degli organici previsti e degli organismi preposti a presidiare il territorio».

Il riferimento è all’invio recente di nuovi investigatori e all’annuncio, da parte del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, dell’apertura a Foggia di una sezione operativa della Dia. Ma, avverte il vescovo, «tutto ciò non basta! Occorre che cresca in tutte le nostre comunità la consapevolezza di essere davanti ad un fenomeno grave come quello delle mafie che attanagliano le nostre città. Qualcosa si sta muovendo come testimonia la corale partecipazione di cittadini e associazioni alla manifestazione del 10 gennaio scorso a Foggia».

Ma serve di più. E qui Checchinato fa l’appello alla comunità e in particolare alla politica «alla quale spetta (con urgenza!) occuparsi della lotta alle povertà, a ridurre le disuguaglianze e costruire giustizia sociale ». San Severo è anche terra di ghetti di braccianti immigrati, un fronte che vede la diocesi particolarmente impegnata con gesti concreti come il Protocollo firmato con l’amministrazione comunale per risolvere il problema dei senza dimora, stranieri e italiani. Un impegno riconosciuto dalla recente visita dei ministri Lamorgese e Bellanova. E anche dal comune vengono parole molto nette sull’incendio alla ditta Buttol: «Noi non ci arrendiamo, la città non si arrende e continueremo a lottare per la ricerca della legalità. Confidiamo nel lavoro delle forze dell’ordine che presto arriveranno alla verità » sono le parole del sindaco Francesco Miglio e dell’assessore all’Igiene urbana Felice Carrabba.

Ma l’episodio preoccupa. Proprio per questo il prefetto di Foggia, Raffaele Grassi, ha convocato oggi il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che si terrà nel palazzo comunale di San Severo e al quale sono stati invitati il sindaco e il rappresentante della Buttol. Dall’estate dello scorso anno sono già quattro gli incendi che hanno riguardato aziende per la raccolta di rifiuti nel Foggiano. A luglio furono distrutti 33 mezzi della Tekra a San Giovanni Rotondo; a ottobre furono incendiati 13 autocompattatori della Tecneco a Chiuti, poi una settimana più tardi fu avvolto dalle fiamme il capannone della Sia a Carapelle. Segnali preoccupanti. Nell’ultima Relazione semestrale la Dia segnala proprio il tentativo delle mafie foggiane «di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani».

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