sabato 29 maggio 2010
Il sociologo: manovra antifederalista, era necessario premiare gli enti locali virtuosi.
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«Se il buongiorno si vede dal mattino, il federalismo di Calderoli è già stato colpito e affondato». La battuta del sociologo Luca Ricolfi esprime bene un’opinione diffusa, soprattutto in chi da tempo ha responsabilità di governo in Regioni e Comuni: con i sacrifici imposti dall’esecutivo (su richiesta dell’Europa) la grande riforma dello Stato dovrà attendere. «La verità è che questa è una manovra antifederalista» osserva Ricolfi.Perché?Perché allarga, in modo iniquo, le differenze territoriali già presenti nel nostro Paese. Il punto non è soltanto che mancano le risorse, ma che con questa manovra le risorse vengono chieste nella stessa misura ai soggetti virtuosi e a quelli meno virtuosi. Che fine hanno fatto i meccanismi premiali? Perché Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, che sono regioni efficienti, vengono trattate come Umbria, Lazio e Liguria che non lo sono?In tempi di sacrifici, come ha peraltro riconosciuto Berlusconi, non trova giusto che tutti partecipino allo stesso modo alla messa in sicurezza delle finanze pubbliche?No. Se i tagli vanno a tutti in modo indiscriminato, vuol dire che il principio di equità non vale per nessuno. Peccato, perché molti amministratori pubblici stanno bussando alla porta della Fondazione David Hume, di cui sono presidente, proprio per chiederci analisi dettagliate sugli sprechi e per costruire insieme a noi nuovi indici di virtuosità. Ma il risveglio che registriamo nei territori non è stato recepito nella manovra.Si riferisce al taglio delle Province, prima annunciato e poi ritirato?Non sono del tutto convinto che l’abolizione delle Province sia un provvedimento così necessario. Rispetto a Comuni e Regioni, sono enti che costano meno e che hanno compiti tutt’altro che irrilevanti, dalla manutenzione delle strade all’edilizia scolastica. Ridurre di poco le spese della politica a questo livello, alla fine, può rivelarsi controproducente se, per ridefinire le competenze che vengono tolte, la riorganizzazione presenta costi aggiuntivi.Cosa c’è di apprezzabile nel provvedimento del governo?Senza dubbio, c’è la presa d’atto che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono cresciuti a ritmo quasi doppio rispetto a quelli dei dipendenti privati. È giusto che, nel caso della pubblica amministrazione, avvenga un congelamento delle retribuzioni. Per questo, trovo corporativa e ridicola la protesta dei magistrati e dei professori universitari. Era necessario intervenire anche sulle pensioni dei falsi invalidi, colpendo però quelle zone del Centro-Sud in cui il fenomeno è maggiormente diffuso.La manovra sta provocando malumori tra i governatori del centrodestra e solo la Lega sembra difenderla a spada tratta. Perché?I leghisti mi fanno tanta tenerezza. Chi tra di loro sta in periferia, alla guida dei Comuni, si rende conto che i soldi sono sempre di meno e che non c’è una redistribuzione virtuosa. Chi sta al governo, invece, è tutto proteso a garantire la tenuta dell’esecutivo e la realizzazione del federalismo. C’è una grossa spaccatura in atto. Mi sembra come quando il Pci diceva agli operai: adesso fate i sacrifici, poi faremo il comunismo. Ecco, i leghisti stanno diventando un po’ come i comunisti. Il loro sol dell’avvenire è il federalismo, un sogno che ormai è già svanito.
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