mercoledì 28 maggio 2014
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​«Non lascio, resto in campo. Abbiamo perso voti, è vero, ma abbiamo anche scongiurato il vero pericolo, quello del populismo di Grillo, dando ancora un senso al bipolarismo...». Chi gli è vicino descrive così la tenacia di Silvio Berlusconi, determinato a riorganizzare Forza Italia e a non lasciare la scena, finché non potrà affidare il testimone in mani altrettanto solide. È sera quando, nel buen retiro lombardo di Arcore, l’ex premier ragiona coi collaboratori più stretti, preparando la riunione dell’Ufficio di presidenza di Forza Italia, fissata per oggi alle 14.30 a Palazzo Grazioli. Nelle truppe forziste, c’è chi teme che si trasformerà in un redde rationem fra falchi e colombe, divisi sulle scelte da effettuare per cambiare linea. Ma, forte delle proprie doti "compositive", l’ex premier ha speso l’intera giornata per mettere a fuoco una strategia costruttiva che faccia "rinascere" il partito, scambiando pareri e analisi con i big forzisti, coi quali ha condiviso il pranzo e la cena. Il senso del ragionamento, riportato da chi gli sta accanto, è il seguente: «Se Renzi proseguirà nell’azione di governo, com’è logico attendersi, abbiamo due anni per riorganizzare Forza Italia e per ricomporre il centrodestra». La riorganizzazione del partito dovrà ringiovanire la classe dirigente, ma senza allontanare quanti, come l’ex ministro Raffaele Fitto, hanno dimostrato di meritare l’ampia fiducia degli elettori. Un riconoscimento all’ex governatore pugliese (rappresentato da alcuni come uno dei pretendenti alla leadership), che auspica una via soft verso le primarie: «No a contrapposizioni in Fi, si deve aprire un sereno, chiaro e costruttivo dibattito -chiede Fitto –. Berlusconi ha condotto una campagna elettorale generosissima. Ora deve avviare una riflessione per il futuro in cui ci sia una legittimazione popolare, escludendo ipotesi che partano dall’alto». Tradotto: niente investiture ab alto, fosse anche per eredi "diretti" come Marina Berlusconi, ma primarie per il candidato premier da far scattare in prossimità delle prossime politiche. Intanto, Berlusconi pensa di rifondare la classe dirigente con uno «scouting» su un bacino di un migliaio di potenziali "quadri": i candidati non eletti alle Europee, giovani sindaci e amministratori locali che abbiano dato buona prova di sé. «Io continuerò a lavorare come "federatore" per riunire di nuovo il centrodestra, unica vera alternativa al Pd renziano» è la sua prospettiva disegnata dall’ex premier, gelata però ancora ieri dal leader di Ncd, Angelino Alfano. Nel frattempo, a chi sollecita un’opposizione dura, Berlusconi avrebbe ribadito che sulle politiche economiche non si faranno sconti: Renzi dovrà prima o poi fare scelte impopolari. Altra questione è, invece, la responsabilità nel percorso comune sulle riforme istituzionali necessarie al Paese: se saranno vere e condivise, il sostegno forzista non mancherà.
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